CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 aprile 2017, n. 9477
Accertamento – IRAP – Professionisti – Autonoma struttura organizzativa “esterna”
Fatti di causa
1. La Commissione tributaria regionale della Toscana, con la sentenza n.57/01/11, depositata il 01.02.2011 e non notificata, ha confermato la prima decisione che aveva annullato la cartella di pagamento n. 00720060008417567 relativa ad IRAP per l’anno di imposta 2002, emessa ex art. 36 bis del d.P.R. 20 settembre 1973 n. 600 nei confronti dell’ingegnere L. P.
2. Il giudice di appello riteneva, sulla scorta della documentazione prodotta, che non ricorressero i presupposti per applicare l’IRAP.
3. L’Agenzia delle entrate propone ricorso per cassazione fondato su tre motivi. L’intimato non ha svolto difese.
Ragioni della decisione
1.1. Il Collegio ha autorizzato, come da decreto de Primo Presidente in data 14 settembre 2016, la redazione della motivazione in forma semplificata.
2.1. Con il primo motivo si denuncia la violazione dell’art. 7 della legge 27 dicembre 2002 n.289 (art.360, primo comma, n.3, cod. proc. civ.).
La ricorrente si duole del fatto che la CTR abbia rigettato implicitamente l’eccezione di improcedibilità del ricorso sollevata dall’Ufficio sulla circostanza che, avendo la parte privata presentato istanza di definizione ex art. 7 cit. per l’anno in questione, ciò aveva reso definitiva la liquidazione delle imposte risultanti dalla dichiarazione, ai sensi del comma 13, che recita «13. La definizione automatica, limitatamente a ciascuna annualità, rende definitiva la liquidazione delle imposte risultanti dalla dichiarazione con riferimento alla spettanza di deduzioni e agevolazioni indicate dal contribuente o all’applicabilità di esclusioni.» ed inammissibile la richiesta di rimborso.
Il motivo è inammissibile perché carente sui piano dell’autosufficienza: non risulta infatti quando ed in che termini a questione sia stata posta, poiché non risultano trascritti gli atti processuali pertinenti, sia pure per stralcio, e la sentenza non affronta tale questione, né ne riferisce.
2.1. In subordine con il secondo motivo si denuncia la violazione dell’art. 2 del d.lgs. 15 dicembre 1997 n. 446 (art. 360, primo comma, n.3, cod. proc. civ.), per essere stato applicato l’erroneo principio secondo il quale per l’autonoma organizzazione rileva solo l’impiego di lavoro dipendente, e con il terzo motivo la insufficiente motivazione circa la natura e l’entità dei compensi corrisposti a terzi e, dunque, sulla loro irrilevanza (art. 360, primo comma, n. 5, cod. proc. civ.).
2.2. I motivi secondo e terzo sono fondati.
2.3. Come già affermato da questa Corte, con principio che si intende confermare «In tema d’Irap, in base all’art. 2 de d.lgs. n. 446 del 1997, presupposto dell’imposta è la sussistenza di un’autonoma struttura organizzativa “esterna” che ricorre allorché il professionista impieghi beni strumentali eccedenti, secondo l”‘id quod plerumque accidit”, il minimo indispensabile per l’esercizio dell’attività in assenza di organizzazione oppure si avvalga in modo non occasionale di lavoro altrui, non essendo sufficiente l’assenza di limitazioni e controlli da parte di altri soggetti» (Cass. n, 22468 del 04/11/2015).
2.4. L'”auto-organizzazione” del professionista, infatti, è un elemento essenziale per la sottoposizione alla imposta, ma non è sufficiente, essendo altresì necessario un elemento organizzativo esterno, basato sull’esistenza di beni strumentali, sul ricorso a lavoro altrui e sull’apporto di capitale, anche in via tra loro alternativa.
2.5. In proposito è stato, inoltre, precisato (Cass. 25 settembre 2013, n. 25019) che l’applicazione dell’imposta deve trovare giustificazione in una specifica capacità contributiva del soggetto colpito, che coinvolge la capacità produttiva dell’obbligato se accresciuta e potenziata da una attività autonomamente organizzata, nel cui ambito assume rilievo anche la presenza di un solo dipendente – quale elemento potenziatore ed aggiuntivo ai fini della produzione del reddito, ma senza che di per sé l’apporto del lavoro altrui induca ad affermare il requisito di cui al D.Lgs. n. 446 del 1997, art. 2, spettando tale apprezzamento al giudice di merito.
2.6. Quanto al fattore-indice costituito dal lavoro altrui va segnalato, in quanto rilevante nel caso in esame, che la Corte in altra occasione ha chiarito che anche il ricorso al lavoro di terzi per la fornitura di tutti i necessari servizi (dalla telefonia al segretariato) in forma rilevante e non occasionale, ma continuativa, integra il presupposto dell’esercizio abituale di una attività autonomamente organizzata, previsto dall’art. 2, comma 1, del d.lgs. 15 dicembre 1997, n. 446, non rilevando che la struttura posta a sostegno e potenziamento dell’attività professionale del contribuente sia fornita da personale dipendente o da un terzo in base ad un contratto di fornitura (Cass. 28/04/2.010 n, 1.0151, 05(02/2015 n.2099).
2.7. Ne consegue che la circostanza che il contribuente non si sia avvalso di lavoratori dipendenti, ma di collaborazioni autonome esterne di per sé non esclude la ricorrenza di una sua autonoma struttura organizzativa assoggettabile ad IRAP, dovendosi invece f valutare la qualità e quantità di tali collaborazioni.
2.8. La CTR non ha dato corretta applicazione al principio ricordato e non ha motivato sui profili di fatto rilevanti in merito, per cui il ricorso va accolto sui motivi secondo e terzo, inammissibile il primo; la sentenza impugnata va cassata con rinvio alla CTR della Toscana in altra composizione per il riesame e la statuizione sulle spese del giudizio di legittimità.
P.Q.M.
– accoglie il ricorso sui motivi secondo e terzo, inammissibile il primo; cassa la sentenza impugnata e rinvia alla Commissione tributaria regionale della Toscana in diversa composizione, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità.
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