“Circolare antiriciclaggio n. 35/IR del 31 ottobre 2013”
1. Premessa
2. Le principali novità per i professionisti
2.1. L’approccio basato sul rischio
2.2. Gli obblighi semplificati e rafforzati di adeguata verifica della clientela
2.3. L’identificazione del titolare effettivo.
2.4. La conservazione dei dati.
2.5. L’inclusione dei reati fiscali.
2.6. La segnalazione di operazioni sospette.
3. Gli aspetti sanzionatori.
1. Premessa della “Circolare antiriciclaggio n. 35/IR del 31 ottobre 2013”
Le modalità di adempimento degli obblighi antiriciclaggio di cui al d.lgs. 21 novembre 2007, n. 231 che, come noto, coinvolgono anche dottori commercialisti ed esperti contabili, sono destinate a subire in breve tempo ulteriori e significative modifiche.
Procedono infatti, in sede comunitaria, i lavori per l’emanazione della quarta direttiva antiriciclaggio (nota 1), in relazione alla quale è attualmente aperta la fase di “negoziato”, che prevede il confronto tra le delegazioni dei Paesi UE.
In tale fase risulta ancora possibile proporre ulteriori modifiche alla disciplina comunitaria in corso di revisione: per questo motivo, ad oggi sono in corso presso il Ministero dell’economia e delle finanze alcuni incontri tra la delegazione italiana, chiamata ad intervenire nel dibattito in sede comunitaria, e le rappresentanze dei destinatari della normativa antiriciclaggio nazionale, finalizzati ad evidenziare i profili di criticità che possono essere oggetto di proposta di modificazione in sede comunitaria.
In dettaglio, la proposta di direttiva nasce da una duplice esigenza: da un lato, quella di recepire le nuove raccomandazioni adottate dal gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI) nel febbraio 2012 (nota 2); dall’altro, quella di adattare le disposizioni vigenti al quadro europeo in costante evoluzione. La mutevole natura delle minacce costituite dal riciclaggio e dal finanziamento del terrorismo – si legge nella Relazione alla Proposta – agevolata dall’evoluzione tecnologica e dei mezzi a disposizione della criminalità economica, impone il costante adeguamento del quadro normativo di riferimento ai fini di una efficace azione di contrasto.
Così, le disposizioni contenute nella c.d. terza direttiva antiriciclaggio (nota 3) sono state rivedute in un’ottica di sostanziale rafforzamento del sistema antiriciclaggio, potenziando una molteplicità di aspetti
– tra i quali alcuni di evidente interesse per la platea dei professionisti interessati (si pensi, ad esempio, alla disciplina delle informazioni sulla titolarità effettiva)
– nel dichiarato intento di garantire che la valutazione dei rischi sia effettuata “al livello opportuno e con la flessibilità necessaria a consentirne l’adeguamento a situazioni e attori diversi” (nota 4).
A tal fine la Commissione ha proceduto ad effettuare una valutazione del possibile impatto economico negativo derivante dal riciclaggio e dal finanziamento del terrorismo (di seguito anche: fdt), legato alle inevitabili perturbazioni dei flussi finanziari internazionali, alla riduzione degli investimenti e alla diminuzione della crescita economica, nonché alla instabilità del mercato finanziario conseguente a fattori quali la perdita di reputazione e il calo di fiducia.
Nell’esaminare le cause di tale impatto, la Commissione ha estrapolato alcuni elementi: in primis, la differente applicazione delle norme comunitarie nei diversi Stati membri, dalla quale consegue inevitabilmente una riduzione della certezza del diritto; in secondo luogo, le inadeguatezze e le lacune delle vigenti norme comunitarie; infine, la scarsa coerenza tra le norme attuali e gli standard internazionali recentemente revisionati.
In altre parole, dall’analisi svolta in sede comunitaria emerge un’esigenza di maggiore armonizzazione delle misure antiriciclaggio, che dovrebbero essere quanto più possibile omogenee negli Stati destinatari, al fine di evitare una sorta di dumping legislativo.
Sulla scorta di tali elementi, sono stati individuati i necessari obiettivi “correttivi”, allo scopo di assicurare:
una maggiore coerenza tra le norme nazionali, anche mediante una loro attuazione più flessibile;
un approccio normativo incentrato sul rischio, adeguato per far fronte a nuove minacce emergenti;
una maggiore coerenza dell’approccio comunitario con quello adottato a livello internazionale, mediante l’ampliamento dell’ambito applicativo.
All’esito delle suddette valutazioni, sono state considerate le opzioni ritenute migliorative della situazione attuale, alcune delle quali incidono in modo significativo sulla disciplina attualmente applicabile ai professionisti: a titolo esemplificativo, si pensi all’inclusione dei reati fiscali nell’ambito applicativo della normativa che, una volta emanata la quarta direttiva, obbligherà gli Stati membri ad inserire nella legislazione di recepimento un esplicito riferimento ai reati fiscali quali presupposto del reato di riciclaggio.
Sulle principali modifiche legislative e sull’impatto che il loro recepimento potrebbe produrre sui soggetti destinatari della normativa è, dunque, incentrata l’attenzione allo stato attuale.
Nella presente circolare vengono analizzate le modifiche di precipuo interesse per i professionisti e, in particolare, per i dottori commercialisti e per gli esperti contabili, nel tentativo di valutarne l’eventuale impatto sulle misure già predisposte negli studi professionali in ossequio a quanto disposto dal d.lgs. 231/2007.
Per una consultazione completa della circolare visualizza il formato pdf, cliccando sul link di seguito, della Circolare n. 35/IR del 31 ottobre 2013
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