CONSIGLIO NAZIONALE DOTT COMM E ESP CON – Comunicato 19 novembre 2019
Lavoro: commercialisti, stop ad imprese fantasma extracomunitari
Cunsolo (Consigliere nazionale commercialisti): “Gli stranieri sono una risorsa per il Paese, ma le regole vanno rispettate da tutti. Il permesso di soggiorno per gli imprenditori stranieri sia condizionato al possesso della regolarità contributiva”
“I dati diffusi nei mesi scorsi dal Ministero del lavoro dimostrano che gli stranieri nel mercato del lavoro italiano rappresentano un fenomeno sostanzialmente contenuto, che potrebbe essere governato in una prospettiva di maggiore sostenibilità per il sistema Paese. Bisogna quindi sgombrare il campo da approccio ideologico al tema migranti e lavorare per una piena integrazione. Allo stesso tempo, come commercialisti del lavoro, quotidianamente al fianco delle imprese, avvertiamo un malessere diffuso dovuto alla presenza di imprese fantasma, gestite anche da extracomunitari. Una situazione di irregolarità che va affrontata”.
E’ quanto affermato dal Consigliere nazionale dei commercialisti delegato all’area economia e fiscalità del lavoro, Roberto Cunsolo, nel corso del convegno della categoria professionale dedicato al tema immigrazione, in corso di svolgimento a Roma.
“Gli imprenditori italiani, il popolo delle partite iva che ogni giorno lottano con la burocrazia e la pressione fiscale – ha detto Cunsolo – chiedono il rispetto delle regole. O, quantomeno, che siano uguali per tutti. Bisogna che la competizione sia leale. Per questo, noi proponiamo un deterrente contro il fenomeno delle imprese fantasma gestite da extracomunitari. E’ necessario che il permesso di soggiorno dell’imprenditore straniero, o del titolare di partita iva, sia condizionato dal possesso della regolarità contributiva e dall’esistenza di condizioni lavorative dignitose oltre che rispettose degli standard di trattamento economico e normativo del nostro paese. Nella lotta all’economia sommersa, che ogni anno causa una emorragia irrefrenabile a quella regolare, la difficoltà nell’accertare fenomeni illegali non può essere una giustificazione nel tollerarli”.
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