CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 05 maggio 2022, n. 14244
Lavoro domestico – Differenze retributive – Accertamento delle poste di dare e avere – Inversione del criterio della soccombenza – Condanna alle spese
Rilevato
che, con sentenza del 5 settembre 2019, la Corte d’Appello di Roma in parziale riforma della decisione resa dal Tribunale di Tivoli, che sulla domanda proposta da R. U. S. V. nei confronti di M. B., alle cui dipendenze aveva prestato attività di lavoro domestico, avente ad oggetto il pagamento di differenze retributive per euro 27.377,79 e TFR, si era pronunciato riconoscendo dovuta a R.U.S.V. la complessiva somma di euro 8.922,06, tenuto conto della somma di euro 11.572,24 accertata come dovuta dal medesimo alla B. a titolo di canoni di locazione non corrisposti ed indennità di mancato preavviso, limitava la somma complessiva dovuta a R. U. S. V. ad euro 4.025,78 a titolo di TFR e tredicesima mensilità per gli anni dal 2011 al 2013, fermo restando il debito di euro 11.572,24 dovute dal medesimo alla B. e condannava R. U.S. V. al pagamento delle spese del doppio grado di giudizio;
che la decisione della Corte territoriale discende dall’aver questa ritenuto infondata l’eccezione di nullità del ricorso introduttivo sollevata dalla B., di dover considerare il rapporto di lavoro subordinato limitato al periodo corrispondente alla durata del relativo contratto, non avendo il prestatore impugnato il capo della sentenza di primo grado che aveva escluso la ricorrenza della subordinazione per il periodo antecedente rivendicato, di dover riproporzionare nell’importo di euro 1.050,00 mensili la retribuzione spettante, da assumersi quale parametro per le voci retributive periodiche o differite rivendicate, non avendo l’istante provato la percezione della maggior somma di euro 1400,00 né l’illegittimità dell’asserita riduzione, di dover quindi riconoscere gli importi così riproporzionati a titolo di tredicesima per gli anni dal 2011 al 2013 e di TFR, di disporre la condanna dell’istante al pagamento delle spese di lite a motivo del rilevante ridimensionamento delle pretese fatte valere in giudizio (euro 27.377,79 richieste, euro 4.025,78 riconosciute e dell’aver il medesimo instaurato il giudizio pur essendo egli debitore del datore di lavoro per euro 7.546,46 (pari alla differenza tra la somma a debito di euro 11.572,24 e la somma a credito di euro 4.025,78)
che, per la cassazione di tale decisione ricorre R.U.S.V., affidando l’impugnazione ad un unico motivo, in relazione alla quale la B., pur intimata, non ha svolto alcuna attività difensiva;
che la proposta del relatore, ai sensi dell’art. 380-bis cod. proc. civ., è stata comunicata alle parti, unitamente al decreto di fissazione dell’adunanza in camera di consiglio non partecipata;
Considerato
che, con l’unico motivo, il ricorrente, nel denunciare la violazione e falsa applicazione degli artt. 91, 92, comma 2, e 132 c.p.c., deduce la nullità della statuizione relativa alla condanna alle spese accollata al ricorrente, non valendo, a suo dire, la motivazione invocata a sorreggere l’attuata inversione del criterio della soccombenza;
che il motivo risulta infondato, atteso che la pronunzia di condanna alle spese emessa dalla Corte territoriale trova fondamento nell’esito complessivo del giudizio che, all’esito dell’accertamento delle poste di dare e avere dedotte in giudizio da entrambe le parti, assegna all’originario ricorrente una posizione debitoria più gravosa di quella posta a carico della convenuta, configurandolo così come parte soccombente, cui legittimamente, dunque, alla stregua di quel criterio, risulta essere stata disposta la condanna alle spese;
che, pertanto, il ricorso va rigettato senza attribuzione delle spese del presente giudizio di legittimità per non aver la B. svolto alcuna attività difensiva.
P.Q.M.
rigetta il ricorso.
Ai sensi dell’art. 13, co. 1 quater del d.P.R. n. 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13.
Possono essere interessanti anche le seguenti pubblicazioni:
- Corte di Cassazione, Sezioni Unite, con la sentenza n. 4040 depositata il 9 febbraio 2023 - In tema di condanna alle spese processuali, il principio della soccombenza va inteso nel senso che soltanto la parte interamente vittoriosa non può essere…
- Corte di Cassazione ordinanza n. 21528 del 7 luglio 2022 - Qualora l'attore ha chiesto la condanna del convenuto al pagamento di una somma di denaro determinata o determinabile (c.d. condanna specifica) il giudice non può, in assenza dell'accordo delle…
- CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 07 luglio 2022, n. 21530 - Qualora l'attore ha chiesto la condanna del convenuto al pagamento di una somma di denaro determinata o determinabile (c.d. condanna specifica) il giudice non può, in assenza dell'accordo delle…
- Corte di cassazione, Sezioni unite civili, sentenza n. 32061 depositata il 31 ottobre 2022 - In tema di spese processuali, l'accoglimento in misura ridotta, anche sensibile, di una domanda articolata in un unico capo non dà luogo a reciproca…
- Corte di Cassazione, Sezioni unite, Sentenza 31 ottobre 2022, n. 32061 - In tema di spese processuali, l'accoglimento in misura ridotta, anche sensibile, di una domanda articolata in un unico capo non dà luogo a reciproca soccombenza, configurabile…
- CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 03 luglio 2020, n. 13706 - In tema di condanna alle spese processuali, il principio della soccombenza va inteso nel senso che soltanto la parte interamente vittoriosa non può essere condannata, nemmeno per una minima…
RICERCA NEL SITO
NEWSLETTER
ARTICOLI RECENTI
- L’indennità sostitutiva di ferie non godute
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l’ordinanza n. 9009 depositata…
- Il giudice tributario è tenuto a valutare la corre
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l’ordinanza n. 5894 deposi…
- Il lavoratore ha diritto al risarcimento del danno
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l’ordinanza n. 10267 depositat…
- L’Iva detratta e stornata non costituisce elusione
L’Iva detratta e stornata non costituisce elusione, infatti il risparmio fiscale…
- Spese di sponsorizzazione sono deducibili per pres
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l’ordinanza n. 6079 deposi…