CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 06 maggio 2019, n. 11799
Imposte dirette – IRPEF – Accertamento – Contraddittorio endoprocedimentale – Rettifica delle dichiarazioni – Accertamento di maggior imponibile, su base presuntiva – Condizioni – Modalità
Rilevato
che l’Agenzia delle Entrate propone ricorso per cassazione nei confronti della sentenza della Commissione tributaria regionale della Liguria che aveva respinto il suo appello incidentale ed accolto quello principale di G.R., O.D.M. e la s.n.c. S. contro la decisione della Commissione tributaria provinciale di Genova. Quest’ultima aveva parzialmente accolto l’impugnazione dei contribuenti avverso l’avviso di accertamento IRPEF, per l’anno 2006;
Considerato
che il ricorso è affidato a due motivi;
che col primo, la ricorrente denuncia la violazione e falsa applicazione dell’art. 39 DPR n. 600/1973 e degli artt. 2729 e 2697 c.c., in relazione all’art 360 n. 3 c.p.c., giacché la sentenza impugnata avrebbe erroneamente ritenuto che la rettifica induttiva non fosse supportata da presunzioni gravi, precise e concordanti;
che, col secondo, l’Agenzia assume la violazione e falsa applicazione degli artt. 39 DPR n. 600/1973 e 12 I. n. 212/2000, in relazione all’art. 360 n. 3 c.p.c.: la CTR avrebbe erroneamente ritenuto obbligatorio il contraddittorio endoprocedimentale, anche in fattispecie di c.d. accertamento a tavolino;
che gli intimati si sono costituiti con controricorso; che il primo motivo è fondato;
che, in tema di accertamento delle Imposte sui redditi, la presenza di scritture contabili formalmente corrette non esclude la legittimità dell’accertamento analitico – induttivo del reddito d’impresa, ai sensi dell’art. 39, primo comma, lett. d), del d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, qualora la contabilità stessa possa considerarsi complessivamente inattendibile in quanto configgente con i criteri della ragionevolezza, anche sotto il profilo della antieconomicità del comportamento del contribuente. In tali casi, pertanto, è consentito all’ufficio dubitare della veridicità delle operazioni dichiarate e desumere, sulla base di presunzioni semplici – purché gravi, precise e concordanti – maggiori ricavi o minori costi, ad esempio determinando il reddito del contribuente utilizzando le percentuali di ricarico, con conseguente spostamento dell’onere della prova a carico del contribuente (Sez. 5, n. 7871 del 18/05/2012);
che in tema di accertamento induttivo del reddito d’impresa, il convincimento del giudice In ordine alla sussistenza di maggiori ricavi non dichiarati da un’impresa commerciale può fondarsi anche su una sola presunzione semplice, purché grave e precisa (Sez. 5, n. 30803 del 22/12/2017; Sez. 6-5, n. 3276 del 12/02/2018);
che, nella specie, la presunzione dell’Ufficio si fonda su un unico fatto noto, costituito dai ridotti prelevamenti dei due soci dai conti societari, che, di per sé stesso, assume i connotati di un indizio grave e preciso, per contrastare il quale la CTR nulla ha detto in ordine all’eventuale prova contraria offerta dai contribuenti;
che il secondo motivo è infondato;
che infatti, pur essendo vero che in tema di tributi “non armonizzati”, l’obbligo dell’amministrazione finanziaria di instaurare il contraddittorio nel corso del procedimento non sussiste per gli accertamenti cd. “a tavolino” (Sez. 6-5, n. 6219 del 14/03/2018), è altrettanto vero che, nella specie, l’affermazione contraria della CTR è un obiter dictum, tanto è vero che non ha costituito oggetto della ratio decidendi; che, pertanto, in accoglimento del ricorso la sentenza va cassata ed il giudizio rinviato alla CTR Liguria, in diversa composizione, affinché si attenga agli enunciati principi e si pronunzi anche con riguardo alle spese del giudizio di cassazione.
P.Q.M.
Rigetta il secondo motivo di ricorso, accoglie il primo, cassa la sentenza impugnata e rinvia alla Commissione Regionale della Liguria, in diversa composizione, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità.
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