CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 24 dicembre 2021, n. 41470

Collocamento dei lavoratori agricoli – Reiscrizione nell’elenco nominativo dei braccianti – Provvedimento di disconoscimento delle giornate di lavoro – Notifica – Termine

Rilevato che

1. con sentenza n.1584 del 2015, la Corte d’appello di Bari ha accolto l’impugnazione proposta dall’attuale intimato e, per l’effetto, ha ordinato all’Inps di riscrivere il lavoratore nell’elenco nominativo dei braccianti agricoli per l’anno 2007, accreditando la relativa contribuzione;

2. a fondamento del decisum, per quel che rileva in questa sede, la Corte ha ritenuto inapplicabile alla fattispecie la disposizione di cui all’art. 22 del D.L. n. 7 del 1970 che impone, a pena di decadenza, alla parte che intende proporre azione giudiziaria contro i provvedimenti definitivi adottati in applicazione del detto decreto, di azionare il relativo diritto nel termine di 120 giorni dalla notifica o dalla conoscenza dei provvedimenti, sul presupposto che, alla data di proposizione del ricorso giudiziario (22.12.2010), la disposizione di cui all’art. 22 citata non era in vigore essendo stata abrogata dall’art. 24 del D.L. N. 112/2008, convertito in L. n. 133/2008 e ripristinata dall’art. 38, comma 5 del D.L. n. 98/2011, convertito in legge n. 111/2011;

3. contro la sentenza l’Inps propone ricorso per cassazione formulando un unico motivo, ulteriormente illustrato con memoria, cui resiste con controricorso il lavoratore;

Considerato che

4. in punto di fatto, è opportuno precisare che, come risulta dal ricorso per cassazione ed è incontestato, il provvedimento di disconoscimento delle giornate di lavoro espletate è stato notificato dall’Inps in data 21 gennaio 2009 e il ricorso giudiziario è stato depositato in data 22 dicembre 2010; 5. secondo l’Inps, il lavoratore sarebbe decaduto perché i centoventi giorni previsti dall’art. 22 per proporre l’azione giudiziaria erano scaduti;

6. il ricorso, articolato sotto il profilo della violazione e falsa applicazione dell’art. 22 del d.l. 3/2/1970, n. 7, conv. con modif. nella L. n. 83/1970, e di altro complesso normativo, è da rigettare;

7. la questione sollevata in questa sede è stata infatti esaminata compiutamente da numerosi precedenti (fra tante, Cass. n. 4305 del 2020 e ivi ulteriori precedenti; da ultimo Cass. n. 23615 del 2021) alle cui motivazioni, pressoché sovrapponibili, si rinvia;

8. va pertanto riaffermato il principio di diritto secondo cui in materia di collocamento dei lavoratori agricoli, la decadenza dall’impugnativa della cancellazione dai relativi elenchi prevista dall’art. 22 del d.l. n. 7 del 1970, conv., con modif., dalla l. n. 83 del 1970, è stata abrogata dall’art. 24 del dl. n. 112 del 2008, conv., con modif., dalla l. n. 133 del 2008, che fa salva l’applicazione dei commi 14 e 15 dell’art. 14 della legge n. 246 del 2005, ma non del comma 17, la cui lettera e) stabilisce la permanenza in vigore delle disposizioni in materia previdenziale e assistenziale;

9. la norma sulla decadenza di cui all’art. 22 D.L. n. 7/1970 ha ripreso vigore dal 6 luglio 2011 (data di entrata in vigore del D.L. n.98/2011), sicché essa non è stata operante limitatamente al periodo dal 21 dicembre 2008 al 5 luglio 2011;

10. nella specie, la Corte di merito ha correttamente ritenuto tempestiva l’azione introdotta con ricorso giudiziario in epoca antecedente all’entrata in vigore del D. L. n. 98/2011 (in riferimento a provvedimento amministrativo del pari comunicato in epoca antecedente) e, dunque, nel periodo di inoperatività della norma sulla decadenza, in applicazione dell’art. 252, comma 1°, disp.att. del codice civile, (sull’applicabilità dell’art. 252 disp.att. cod.proc.civ. v. Cass. n. 16661 del 2018);

11. in applicazione del criterio della soccombenza la parte ricorrente deve essere tenuta al pagamento delle spese del presente giudizio, con distrazione in favore del procuratore anticipatario ex art. 93 cod.proc.civ.;

12. ai sensi dell’art.13, co.1-quater, d.P.R.n.115/2002, sussistono i presupposti processuali per il versamento, a carico della parte ricorrente, dell’ulteriore importo, a titolo di contributo unificato, pari a quello per il ricorso ex art.13, co. 1, se dovuto.

P.Q.M.

rigetta il ricorso e condanna la parte ricorrente al  pagamento delle spese del presente giudizio, liquidate in euro 2.000,00 per compensi professionali, euro 200,00 per esborsi, oltre rimborso forfetario del 15 per e altri accessori di legge, disponendone la distrazione in favore dell’avvocato M.D.V., anticipatario. Ai sensi dell’art.13, co.1-quater, d.P.R.n.115/2002, sussistono i presupposti processuali per il versamento, a carico della parte ricorrente, dell’ulteriore importo, a titolo di contributo unificato, pari a quello per il ricorso ex art.13, co. 1, se dovuto.