CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 21 settembre 2020, n. 19645
Tributi – Riscossione – Cartella di pagamento – Persona giuridica – Notificazione ex art.140 c.p.c. – Legittimità
Fatti di causa
A seguito di notificazione di cartella di pagamento non opposta, Equitalia Polis spa notificava alla società G.R. srl una intimazione di pagamento della somma di euro 447.945, dovuta per tributi erariali a seguito di condono ex legge n. 289 del 2002.
Contro l’intimazione di pagamento la società proponeva ricorso eccependo la nullità della notificazione della prodromica cartella di pagamento. Con sentenza n.454 del 2013 la Commissione tributaria provinciale di Napoli accoglieva il ricorso ritenendo fondata la preliminare eccezione di nullità della notificazione della pregressa cartella di pagamento.
L’Agenzia delle Entrate proponeva appello alla Commissione tributaria regionale della Campania che lo accoglieva con sentenza n. 7210 del 21.7.2014. Il giudice di appello rilevava che la cartella di pagamento non conteneva l’indicazione del nominativo e della residenza della persona fisica legale rappresentante della persona giuridica, e pertanto doveva ritenersi legittimo il ricorso alla procedura di notificazione prevista dall’art. 140 cod.proc.civ .
Contro la sentenza di appello G.R. srl propone ricorso per cassazione sulla base di quattro motivi.
Equitalia Sud Spa resiste con controricorso.
Ragioni della decisione
1. Il primo motivo denuncia: “Violazione dell’art.111 Costituzione violazione dell’art.132 cod.proc.civ e dell’art. 36 del d.lgs. 546 del 1992 in relazione all’art. 360 1 comma n. 3 cod.proc.civ “, nella parte in cui ha ritenuto correttamente effettuata la notificazione della cartella di pagamento alla società con personalità giuridica, limitandosi ad aderire acriticamente alla tesi dell’appellante e senza spiegare le ragioni per cui ha superato le eccezioni della parte appellata.
Il motivo è inammissibile per intrinseca contraddittorietà poiché sussume il vizio denunciato entro il parametro della violazione di norme di diritto ex art. 360 primo comma n. 3, pur deducendo un vizio che riferisce alla mancanza di motivazione. Ritenendo che il motivo, a prescindere dalla sussunzione entro il parametro di cui all’art. 360 n. 3 cod.proc., sui sostanzi nella denuncia di una vizio della motivazione, esso è ugualmente inammissibile poiché il vizio della motivazione deve riguardare una questione di fatto e non di diritto. Secondo questa Corte la mancanza di motivazione su questione di diritto e non di fatto deve ritenersi irrilevante, ai fini della cassazione della sentenza, qualora il giudice del merito sia comunque pervenuto ad un’esatta soluzione del problema giuridico sottoposto al suo esame. In tal caso, la Corte di cassazione, in ragione della funzione nomofilattica ad essa affidata dall’ordinamento, nonché dei principi di economia processuale e di ragionevole durata del processo, di cui all’art. 111, comma 2, Cost., ha il potere, in una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 384 c.p.c., di correggere la motivazione anche a fronte di un “error in procedendo”, quale la motivazione omessa, mediante l’enunciazione delle ragioni che giustificano in diritto la decisione assunta, sempre che si tratti di questione che non richieda ulteriori accertamenti in fatto. Sez. U , Sentenza n. 2731 del 02/02/2017)
2. Il secondo motivo denuncia:”Omessa rilevazione del giudicato interno-Violazione dell’art.342 cod.proc.civ e dell’art.53 del d.lgs.546/92, in relazione all’art.360 primo comma n.4 cod.proc.civ “, nella parte in cui la C.T.R .non ha rilevato che la sentenza di primo grado non era stata impugnata nella parte in cui aveva affermato che l’atto da impugnare conteneva l’indicazione della persona fisica che rappresentava l’ente.
Il motivo è infondato. Contrariamente a quanto affermato dal ricorrente, la C.T.R. ha espressamente rilevato che l’Agenzia delle Entrate appellante aveva dedotto che l’atto da notificare ( cartella di pagamento) non conteneva l’indicazione della persona legale rappresentante della società destinataria; pertanto la questione era stata devoluta al giudice di appello che sul punto si è pronunciato riformando la decisione del giudice di primo grado, avendo rilevato che “l’opposto atto impositivo non riporta il nominativo del legale rappresentante della società G. R. srl”.
3. Il terzo motivo denuncia:”Omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio , id est della circostanza che l’atto da notificare conteneva l’indicazione della persona fisica che rappresentava la società-Nullità della sentenza in relazione all’art.360 1 comma n.5 cod.proc.civ “. Il motivo è infondato per le ragioni già indicate nell’esame del precedente motivo di ricorso.
4. Il quarto motivo denuncia:”Violazione e falsa applicazione dell’art.145 cod.proc.civ e dell’art.140 cod.proc.civ -Violazione e falsa applicazione dell’art.60 comma 1 lett.e) del d.P.R. 29 settembre 1973 n.600/1973, in relazione all’art.360 1 comma n.3 cod.proc.civ “, nella parte in cui la C.T.R. ha ritenuto legittimo il ricorso alla notificazione ex art.140 cod.proc.civ nei confronti di una persona giuridica.
Il motivo è infondato. Premesso che la disciplina delle notificazioni degli atti tributari si fonda sul criterio del domicilio fiscale e sull’onere preventivo del contribuente di indicare all’Ufficio tributario il proprio domicilio fiscale e di tenere detto ufficio costantemente informato delle eventuali variazioni, questa Corte ha stabilito che gli atti tributari devono essere notificati al contribuente persona giuridica presso la sede della stessa, entro l’ambito del domicilio fiscale, secondo la disciplina dell’art. 145, primo comma, cod. proc. civ. Qualora tale modalità risulti impossibile, si applica il successivo terzo comma dell’art. 145 cod. proc. civ., e la notifica dovrà essere eseguita ai sensi degli art. 138, 139 e 141 cod. proc. civ., alla persona fisica che rappresenta l’ente. In caso d’impossibilità di procedere anche secondo questa modalità, la notifica dovrà essere eseguita secondo le forme dell’art. 140 cod. proc. civ., ma se l’abitazione, l’ufficio o l’azienda del contribuente non si trovino nel comune del domicilio fiscale, la notifica dovrà effettuarsi ai sensi dell’art. 60, primo comma, lett. e) del d.P.R. n. 600 del 1973, e si perfezionerà nell’ottavo giorno successivo a quello dell’affissione del prescritto avviso di deposito nell’albo del Comune. (Sez. 5, Sentenza n. 15856 del 07/07/2009: Sez. 5, Sentenza n. 1206 del 20/01/2011)
A tale principio si è correttamente attenuto il giudice di appello, avendo verificato che, a seguito della irreperibilità della società contribuente nel Comune dell’ultimo domicilio fiscale conosciuto, l’Ufficio ha proceduto alla notificazione a norma dell’art.60 d.P.R. 29 settembre 1973 n.600 mediante affissione all’albo del Comune dell’avviso di deposito prescritto dall’art.140 cod.proc.civ.
Alla soccombenza segue la condanna alle spese liquidate come da dispositivo.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso. Condanna la ricorrente al rimborso delle spese in favore di Equitalia Sud spa, liquidate in euro 10.000 oltre euro 200 per esborsi, spese generali nella misura del 15% ed accessori di legge (Iva e CPA).
Ai sensi dell’art.13 comma 1-quater comma 1-bis del d.P.R. n.115 del 2002 si dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento , da parte del ricorrente, del doppio contributo unificato, se dovuto.
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