Con la sentenza n. 14941 del 14 giugno 2013 la Corte di Cassazione è intervenuta in materia di elusione fiscale confermando il principio secondo cui il fisco può contestare e negare la deduzione di costi sostenti per l’acquisto di beni con prezzi fuori mercato. È il contribuente a dover dimostrare che l’operazione commerciale non è antieconomica.
Gli Ermellini nel ritenere le motivazioni della sentenza dei giudici di merito affermano che “Per la sufficienza della motivazione della sentenza, il giudice non può, quando esamina i fatti di prova, limitarsi a enunciare il giudizio nel quale consiste la sua valutazione, perché questo è il solo contenuto finale della complessa dichiarazione motivazionale, ma deve impegnarsi anche nella descrizione del processo cognitivo attraverso il quale è passato dalla sua situazione d’iniziale dibattito sui fatti alla situazione finale costituita dal giudizio, che rappresenta il necessario contenuto valutativo della motivazione stessa (Sez.5, Sentenza n.1236 del 23/01/2006, Rv.590221).”
Per cui i giudici di legittimità, alla luce di quanto sopra indicato, hanno accolto il ricorso dell’amministrazione finanziaria.
La vicenda ha riguardato un’azienda agricola che aveva acquistato della partite di latte a prezzi fuori mercato. Il fisco aveva quindi contestato una sovrafatturazione disconoscendo le deduzione dei maggiori costi con conseguente recupero dell’imposta. La contribuente ha fatto ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale e alla Commissione Tributaria Regionale, che hanno annullato l’atto impositivo dandole ragione. La Suprema corte ha invece ribaltato le sorti della vicenda ritenendo l’operazione commerciale antieconomica e rinviando ad altra sezione della Commissione Tributaria Regionale. Pertanto il contribuente dovrà dimostrare le motivazioni dell’acquisto. Infatti, una volta contestata dall’erario l’antieconomicità di un’operazione posta in essere imprenditore commerciale, diviene onere del contribuente stesso dimostrare la liceità fiscale della operazione, dato che il giudice tributario non può limitarsi a constatarne la regolarità cartacea. Inoltre, sul fronte della perizia di parte la Cassazione ha ricordato che, questa, può costituire fonte di convincimento del giudice a condizione che spieghi le ragioni per le quali la ritenga attendibile.
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