ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMMERCIALISTI – Comunicato 16 maggio 2022
Giudici tributari: esclusione dei commercialisti contraria alle finalità della riforma
La Riforma del processo tributario sembra finalmente avviarsi alla sua realizzazione, non fosse altro per rispettare gli impegni presi con il PNRR. Lo schema di disegno di legge di prossima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, se da un lato evidenzia molti punti da sempre caldeggiati anche dalla nostra associazione, dall’altro presenta criticità che sono state prontamente evidenziate e il cui superamento è indispensabile ai fini del buon esito della riforma, tra queste, in particolare, una riguarda un punto che riteniamo essere altamente discriminatorio, oltre che contradditorio.
L’articolo 4 – bis dello schema di decreto di modifica al decreto legislativo n. 545 del 31.12.1992, infatti, per la nomina dei magistrati tributari stabilisce che “al concorso per esami, sono ammessi i laureati in possesso del diploma di laurea in giurisprudenza”.
L’esclusione dalla possibilità di accesso anche a coloro che sono in possesso di diploma di laurea specifica in materia tributaria, suscita molte perplessità, in quanto in un ambito tanto delicato e specialistico come il processo tributario, non è pensabile che l’organo giudicante non abbia conoscenze specifiche in tema fiscale, contabile, aziendale.
“È questa un’evidente discriminazione nei confronti di un’ampia platea di professionisti” dichiara il Presidente ANC Marco Cuchel “ma anche una palese contraddizione con quello che dovrebbe essere un principio cardine della riforma, ovvero l’elevata professionalità e specializzazione in materia tributaria da parte dei giudici tributari”.
“La magistratura tributaria, infatti” prosegue Cuchel “nella legge delega per la riforma tributaria in approvazione, assurge ad un’elevata connotazione professionale che, gioco forza, deve distinguersi dalle altre magistrature e deve avere una particolare competenza delle materie trattate, stante il forte impatto sul tessuto economico nazionale. Non dimentichiamo che tratta cause quantificate in circa 41 miliardi e l’1% del PIL Nazionale”.
Da parte di ANC si chiede pertanto di rivedere il dettato dell’art. 4 bis, in quanto, come ora formulato, oltre a risultare discriminatorio per una categoria che ha tutte le competenze per rientrare nel novero, finirà per penalizzare lo stesso processo tributario che, come nelle intenzioni, prevede un alto grado di preparazione che i commercialisti sono in grado di garantire. Senza contare, infine, che le stesse prove scritte e orali, previste dal nuovo articolo 4 del decreto, presuppongono competenze che sono proprie della categoria dei commercialisti.
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