L’OIV (organismo indipendente di valutazione) ha pubblicato la discussion paper n. 1/2025 dal titolo “La valutazione delle aziende in crisi” con cui ha fornito alcune linee guida generali.

Nel documento, rivolto agli esperti che hanno dimestichezza con i principi di valutazione nazionali,  non sono forniti nuovi principi di valutazione, ma alcune linee guida ispirate alle best practice adottate dagli Esperti in materia.

La necessità di tale guida nasce dalla circostanza che il tema della valutazione delle aziende in crisi non è trattato nella sua complessità né dai Principi Italiani di valutazione (PIV) né gli International Valuation Standards (IVS)

 

Nel documento è previsto che che l’esperto:

– abbia già dimestichezza con i principi di valutazione nazionali (PIV);

– rispetti il Code of Ethics dell’IVSC o, per l’esperto professionista, le norme deontologiche applicabili, quali, per esempio, il Codice deontologico della Professione per gli iscritti nell’albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili o il Codice dei principi di deontologia professionale, riservatezza e segreto professionale dei soggetti abilitati all’esercizio dell’attività di revisione legale dei conti per gli iscritti nel registro dei revisori legali;

– abbia adeguata conoscenza delle tecniche e dei modelli di valutazione, in quanto il Discussion Paper si limita a richiamare tecniche e modelli senza illustrarli.

Il compito dell’esperto chiamato ad eseguire una valutazione di un’azienda in crisi è particolarmente complesso in quanto deve confrontarsi con i flussi risultanti da un piano industriale anche molto complesso e con un indebitamento soggetto a dinamiche particolari.

L’esperto per valutare i rischi deve:

  • prendere nota del contesto economico e del contesto giuridico nel quale si trova l’impresa in crisi;
  • individuare le sfide da fronteggiare e valutare poi la consistenza del relativo progetto industriale, prestando attenzione non solo al disegno presentato ma anche al grado di stabilizzazione raggiunto dall’impresa, alle premesse sulle quali il piano è costruito ed ai mezzi disponibili per la sua realizzazione;
  • esaminare il piano finanziario, da un lato nell’ottica del concorso al progetto industriale e dall’altro per rilevare la consistenza e la dinamica dell’indebitamento.

Nelle linee guida è evidenziato che il documento non trovano applicazione per gli intermediari bancari e finanziari, in quanto oggetto di un framework normativo dedicato.

Nel documento, OIV, chiarisce che “Ai fini dell’apprezzamento dei rischi connessi ai flussi di risultati e alla struttura finanziaria è importante che egli tenga conto delle diverse dimensioni del problema, illustrate nel documento. È necessario anzitutto prendere nota del contesto economico e del contesto giuridico nel quale si trova l’impresa in crisi; individuare le sfide da fronteggiare e valutare poi la consistenza del relativo progetto industriale, prestando attenzione non solo al disegno presentato ma anche al grado di stabilizzazione raggiunto dall’impresa, alle premesse sulle quali il piano è costruito ed ai mezzi disponibili per la sua realizzazione; infine esaminare il piano finanziario, da un lato nell’ottica del concorso al progetto industriale e dall’altro per rilevare la consistenza e la dinamica dell’indebitamento. 

(…)

Le valutazioni di aziende in crisi si differenziano con riguardo a cinque diversi profili: 

a) la finalità della valutazione; 

b) l’oggetto di valutazione;

c) l’unità di valutazione;

d) la configurazione di valore; 

e) la data della valutazione.

(…)

Particolare attenzione deve essere dedicata dall’Esperto:

i. nella valutazione di aziende: alla stima del valore terminale, alle relazioni fra vincoli finanziari e capacità di investimento; 

ii. nella valutazione delle singole attività: alla loro obsolescenza economica ed alle categorie di potenziali acquirenti; 

iii. nella valutazione di strumenti finanziari: agli eventuali effetti diluitivi in caso di ricapitalizzazione o di nuova finanza.

(…)

Un’impresa è da considerare in crisi quando nel suo sistema si radicano stabilmente meccanismi suscettibili, in assenza di contrasti, di condurre in tempi più o meno brevi ad un dissesto finanziario. Questo epilogo può essere ancora remoto, ad esempio perché l’impresa ancora dispone di una solida situazione patrimoniale, oppure perché è sostenuta da azionisti forti. Bisogna tuttavia prendere atto che un processo di deterioramento strutturale si è radicato. Anche la velocità del declino può essere diversa, a seconda della vulnerabilità dell’impresa. A volte si assiste ad un periodo di declino anche esteso; altre volte il degrado può essere molto rapido.

(…)

Al fine di inquadrare correttamente l’esame di un caso concreto sono di seguito suggerite cinque prospettive di analisi, da combinare fra loro: a) il contesto economico nel quale si colloca la gestione della crisi;

b) l’entità delle sfide da fronteggiare;

c) la consistenza del progetto industriale;

d) le caratteristiche del progetto finanziario;

e) il quadro giuridico che regola i rapporti fra le parti interessate. “