La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 31790 depositata il 15 novembre 2023, intervenendo in tema di licenziamento per mancanza di rispetto delle lavoratrici, ha riaffermato il principio di diritto secondo cui “… la giusta causa di licenziamento ex art. 2119 c.c. integra una clausola generale che l’interprete deve concretizzare tramite fattori esterni relativi alla coscienza generale e principi tacitamente richiamati dalla norma e, quindi, mediante specificazioni di natura giuridica, a cui disapplicazione è deducibile in sede di legittimità come violazione di legge, mentre l’accertamento della concreta ricorrenza, nel fatto dedotto in giudizio, degli elementi integranti il parametro normativo costituisce un giudizio di fatto, demandato al giudice di merito ed incensurabile in cassazione se privo di errori logici o giuridici … Cass. n. 7029/2023″
La vicenda ha riguardato un dipendente licenziato per comportamento inadempiente era stato posto in essere in violazione delle disposizioni aziendali e denotava “mancanza di rispetto del ricorrente nei confronti delle lavoratrici vittime delle sue attenzioni ripetute e sgradite, nonché un profondo disinteresse per il turbamento e disagio provocato a queste ultime dai continui inopportuni approcci e inviti”. Il dipendente impugnava il provvedimento di espulsione. Il datore di lavoro prima del provvedimento di espulsione aveva comunicato allo stesso una diffida, rimasta inadempiuta. Il Tribunale adito respingeva il ricorso del lavoratore. Avverso la decisione dei giudici di prime cure il dipendente proponeva reclamo alla Corte di Appello. I giudici territoriali respingevano il reclamo del lavoratore. Il dipendente impugnava la decisione di appello con ricorso in cassazione fondato su sei motivi.
Gli Ermellini rigettavano il ricorso.
Per i giudici di legittimità sussiste la giusta causa di licenziamento nel caso di continui approcci e inviti inopportuni; tali comportamento sono irrispettosi da parte del dipendente verso le vittime delle sue “attenzioni”, ripetute e sgradite, che mettono a disagio le destinatarie, turbandole. Tale condotta è lesive della dignità e della sicurezza delle interessate oltre a essere contrarie al decoro e alla correttezza da mantenere per i rapporti nell’ambiente di lavoro.
Infine per il Supremo consesso “… la diffida si è manifestata quale esercizio del potere direttivo, ed è stato l’inadempimento alla stessa, espresso con comportamenti successivi, ad attivare il procedimento disciplinare per tutti i fatti lesivi della dignità e sicurezza delle colleghe, nonché relativi all’uso improprio dei mezzi di comunicazione aziendali e al decoro e correttezza nelle relazioni tra colleghi nell’ambiente lavorativo …”
Possono essere interessanti anche le seguenti pubblicazioni:
- CORTE di CASSAZIONE, sezione lavoro, ordinanza n. 7190 depositata il 18 marzo 2024 - Le dimissioni del lavoratore rassegnate sotto minaccia di licenziamento sono annullabili per violenza morale, qualora venga accertata l'inesistenza del diritto del…
- CORTE di CASSAZIONE – Sentenza n. 2117 depositata il 24 gennaio 2023 - Al licenziamento per giustificato motivo oggettivo trova applicazione l'art. 7 della legge n. 604 del 1966, nel testo modificato dalla legge n. 92 del 2012 e ratione temporis…
- CORTE di CASSAZIONE - Ordinanza n. 12994 depositata il 12 maggio 2023 - In materia di licenziamento disciplinare intimato per lo svolgimento di altra attività, lavorativa o extralavorativa, durante l'assenza per malattia del dipendente, gravi sul…
- Corte di Cassazione, sezione lavoro, ordinanza n. 741 depositata il 9 gennaio 2024 - Il licenziamento per ritorsione costituisce la reazione a un comportamento legittimo del lavoratore, ove il potere di recesso sia esercitato a fronte di una condotta…
- CORTE di CASSAZIONE – Ordinanza n. 2235 depositata il 25 gennaio 2023 - E' legittimo il licenziamento del lavoratore che utilizzi i permessi di cui alla legge 104 per fini compensativi. Il lavoratore che presti assistenza ad un familiare disabile ha…
- CORTE di CASSAZIONE - Sentenza n. 18415 depositata il 28 giugno 2023 - Nel licenziamento per giusta causa il principio dell’immediatezza della contestazione dell’addebito deve essere inteso in senso relativo, potendo in concreto essere compatibile con…
RICERCA NEL SITO
NEWSLETTER
ARTICOLI RECENTI
- Processo tributario: competenza del giudice tribut
La sentenza n. 186 depositata il 6 marzo 2024 del Tribunale Amministrativo Regio…
- Prescrizione quinquennale delle sanzioni ed intere
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l’ordinanza n. 11113 depos…
- L’utilizzo dell’istituto della compens
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 17116 depositata il 2…
- IMU: no all’esenzione di abitazione principa
La Corte di Cassazione. sezione tributaria, con l’ordinanza n. 9496 deposi…
- Il consulente tecnico d’ufficio non commette
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 15642 depositata il 1…