MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 17 marzo 2022
Il ministro Orlando a Madrid per la Conferenza ministeriale sull’Economia sociale
“È un onore questa mattina partecipare all’evento, organizzato dal Governo spagnolo e dalla Confederación Empresarial Española de la Economía Social, per i dieci anni della Legge sull’Economia sociale”. Lo ha detto il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando intervenendo alla Conferenza ministeriale sull’Economia sociale, in corso a Madrid.
“Dieci anni fa la Spagna redigeva una vera e propria Carta fondamentale dell’Economia sociale, impegnandosi con efficacia nel grande sforzo necessario per definirne e valorizzarne il perimetro e i protagonisti. Una decisione che trova fondamento nella Costituzione spagnola che espressamente riconosce i principi che sono alla base dell’economia sociale, in quanto sono i valori che fanno di un Paese una comunità che offre a ciascuno possibilità di crescita e di cambiamento. L’art. 4 della Legge del 2011 esprime una norma cardine che costituisce il cuore del modello economico dell’economia sociale: il primato delle persone sul capitale. Nell’economia sociale le persone vengono prima del capitale, prima del profitto, prima degli utili.
Questo principio ha forza espansiva e si è sviluppato ulteriormente in Europa con un chiaro legame fra questa legge del 2011, la Dichiarazione di Lussemburgo del 2015, con cui 7 Paesi, fra cui Spagna e Italia, oggi arrivati a 20, si sono impegnati a sostenere con forza l’economia sociale e da ultimo, il Piano d’Azione per l’Economia sociale pubblicato dalla Commissione Europea lo scorso mese di dicembre. Credo che l’impegno nostro di questi mesi debba essere allargare ulteriormente il numero di Paesi che aderiscono. L’economia sociale è un punto qualificante della collaborazione tra i nostri Paesi, come evidenziato anche dalla Dichiarazione congiunta adottata nel corso del XIX Vertice italo-spagnolo, svoltosi a Palma di Maiorca a novembre 2020 e dalla firma, in tale occasione, di un Memorandum d’intesa tra i nostri Ministeri, specificatamente dedicato alla cooperazione nel settore dell’economia sociale e del salario minimo.
L’economia sociale è prima di tutto un modello di giustizia e democrazia economica. Quest’anno l’Italia presiede il Comitato di monitoraggio della Dichiarazione di Lussemburgo, rilevando il testimone dalla Presidenza portoghese e su questo principio identitario intendiamo proporre la discussione e il confronto. Mettere al centro la persona, realizzare la partecipazione democratica dentro il sistema economico, anteporre la valorizzazione del lavoro e delle competenze alla distribuzione del profitto significa sviluppare una comunità coesa e inclusiva e soprattutto creare le condizioni per la giustizia sociale e la pace. La Costituzione italiana, che costituisce il riferimento per il lavoro che stiamo facendo, non parla mai genericamente di uomini, donne o individui, ma di persone. Perché la persona cresce soltanto se c’è una società inclusiva, in grado di farla crescere.
L’aggressione della Russia all’Ucraina, che condanniamo anche qui oggi con fermezza e la mobilitazione delle Organizzazioni dell’economia sociale nei nostri Paesi per l’accoglienza, l’assistenza e l’inclusione dei profughi in fuga dalle loro case e dal loro Paese dimostrano ancora una volta il ruolo fondamentale del Terzo Settore per sostenere le collettività e le persone più fragili e indifese. La prima cosa che ho pensato all’indomani delle notizie che ci arrivavano dall’Ucraina è stata quella di convocare il Consiglio Nazionale del Terzo Settore, istituito presso il Ministero, per chiedere una mano nell’affrontare l’emergenza. La risposta che è arrivata è stata commovente ed entusiasmante, confermando che disponiamo di un grandissimo asset, il cui valore economico è difficilmente quantificabile. Lo avevamo già sperimentato durante la pandemia, perché l’insieme del Terzo Settore arriva dove lo Stato non è in grado di arrivare. E questo fa la differenza nelle nostre economie.
Il principio del primato della persona è un valore cruciale che guida l’economia sociale in tutti i suoi aspetti e ne costituisce forza identitaria e propulsiva. Dobbiamo riaffermarlo con forza particolare in questo momento: l’economia sociale, mettendo la persona al centro è un modello democratico e di giustizia sociale e quindi uno strumento di pace. Non abbiamo più il pilota automatico che ci conduce verso una prospettiva definita e ottimistica. Nelle scelte è importante siano coinvolti i lavoratori, i cittadini e i consumatori e che non siano solo i poteri finanziari sovranazionali a decidere. In questa fase storica di dure divisioni che ci portano ad affrontare nuove emergenze, povertà e bisogno di accoglienza, l’anno di Presidenza italiana offrirà anche l’occasione per confrontarci in una nuova prospettiva, sul coinvolgimento dei protagonisti dell’economia sociale nelle scelte collettive. Ciò sia in materia di appalti pubblici, sia sul tema dell’accesso ai finanziamenti, nel cui contesto cercheremo di promuovere una riflessione per una via verso la programmazione finanziaria condivisa.
L’Italia nel 2017 ha emanato un Codice specificamente dedicato all’economia sociale, riconoscendo il peso di questo ambito. Nel nostro Paese sono 380mila le Organizzazioni del Terzo Settore che impiegano un milione e mezzo di addetti e coinvolgono più 5,5 milioni dì volontari. Nel Codice dell’economia sociale era previsto, fino a poco tempo fa inattuato, il coinvolgimento da parte degli enti pubblici dei soggetti del Terzo Settore nella coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e dei servizi. Si tratta di un modello innovativo attraverso il quale i bisogni e le competenze possono trovare un prezioso ed efficace punto di equilibrio e per questo ho voluto come primo atto da Ministro firmare il decreto attuativo. E proprio nell’ambito della riflessione sul primato della persona penso sia giunto il momento per farne una anche mirata sul valore del lavoro.
Dopo le crisi finanziarie che abbiamo vissuto, l’impatto della pandemia sulle nostre società e sul mercato del lavoro e di fronte alle crescenti sfide che come europei siamo chiamati ad affrontare è importante provare a elaborare un nuovo concetto di patrimonio delle imprese, che rispecchi il valore delle capacità, delle competenze delle donne e degli uomini che vi lavorano e che ne costituiscono il bene più prezioso. Io sono convinto che il nostro mercato, quello europeo e il fisco dei diversi Paesi riconoscano la differenza non solo di ciò che si produce, ma anche di come si produce e di quali sono i percorsi mediante i quali si realizza sostenibilità; non solo con il prodotto, ma con il processo. In questo il Terzo Settore va riconosciuto come un soggetto che ha la necessità di un trattamento fiscale differenziato anche a livello europeo. Il lavoro non può essere solo preso in considerazione come un costo o un fattore di produzione. Il primato della persona sul capitale spinge anche in questa direzione, nel cercare una via per capitalizzare il lavoro, prima e importantissima risorsa per ogni organizzazione. Questo anno si presenta come molto complesso e ci offre l’occasione unica di adottare uno sforzo comune anche grazie alla spinta del Piano d’Azione della Commissione, verso un’Europa più equa e inclusiva. Ancora una volta io credo, ne sono convinto, che questo passaggio potrà avere successo con l’impegno di tutti”.
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