Cessione d’azienda con contestuale vendita delle rimanenze ed abuso di diritto

La vicenda ha tratto origine dalla notifica di un avviso di rettifica dei valori dichiarati e liquidazione dell’imposta di registro in riferimento all’atto di cessione di azienda, intervenuto tra C. spa in qualità di cedente di un complesso industriale e mobilificio e C.D. spa in qualità di cessionaria.
L’Agenzia delle Entrate di Milano aveva provveduto a rettificato il valore imponibile dichiarato liquidando una maggiore imposta di registro più sanzioni ed interessi, in quanto le rimanenze delle merci non erano state incluse nei valore complessivo della cessione ma, a seguito dì perizia disposta dall’autorità giudiziaria nell’ambito della procedura di concordato preventivo, erano state stimate e cedute con atto separato,senza valide ragioni economiche, ponendo così in essere, secondo l’Agenzia delle Entrate, un’evidente elusione fiscale diretta ad ottenere un risparmio fiscale di una certa entità in violazione dei principi generali in materia di abuso del diritto in materia fiscale.
Il contribuente ricevuto l’atto impositivo ricorre alla Commissione Tributaria Provinciale i cui giudici respingono il ricorso presentato.
Avverso la decisione dei giudici di prime cure il contribuente ha proposto ricorso in appello. La Commissione Tributaria Regionale, accoglie l’appello del contribuente ed annullato l’avviso di rettifica e liquidazione, ritenendo inesistente un intento elusivo da parte del contribuente in relazione alla pluralità dì atti succedutisi, intesa ad escludere la rimanenza merci dalla cessione, in quanto avvenuta nell’ambito di una procedura di concordato e sotto la vigilanza dell’autorità giudiziaria.
Avverso la sentenza di appello ha proposto ricorso in cassazione l’Agenzia delle Entrate con due motivi.
Per gli Ermellini risulta applicabile nella fattispecie l’art. 37 bis DPR 600/73, risultando evidente che l’atto sia esclusivamente finalizzato ad aggirare obblighi od eludere divieti e conseguire “vantaggi fiscali ottenuti mediante l’uso distorto, pur se non contrastante con alcuna specifica disposizione, di strumenti giuridici idonei ad ottenere un’agevolazione o un risparmio d’imposta, in difetto di ragioni economicamente apprezzabili che giustifichino l’operazione, diverse dalla mera aspettativa di quei benefici (21782 del 20/10/2011, 11236 del 20/05/2011, 1372 del 21/01/2011, SU 30055 del 23/12/2008 e 27646 del 21/11/2008).
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