Non ha diritto alla retribuzione il dipendente sospeso per lo stato di carcerazione preventiva o di custodia cautelare
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 7479 depositata il 20 marzo 2025, intervenendo in tema di diritto alla retribuzione durante il periodo di sospensione disciplinare a seguito di procedimento penale, ha ribadito il principio secondo cui "lo stato di carcerazione preventiva (o di custodia cautelare) del lavoratore subordinato non rientra tra le ipotesi, tutelate dalla legge, di impossibilità temporanea della prestazione, quale la malattia e le altre situazioni contemplate dall'art. 2110 cod. civ., e comporta la perdita del diritto alla retribuzione per tutto il tempo in cui si protrae la carcerazione medesima, senza che - ove la detenzione concorra con il provvedimento di sospensione cautelare disposto dal datore di lavoro in pendenza del procedimento penale - possa essere invocato il principio della cosiddetta priorità della causa sospensiva della prestazione lavorativa, secondo [...]
Il termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti dall’autorità giudiziaria a norma dell’art. 9, comma 4, D.Lgs. n. 8/2016 è fissato a pena di decadenza dall’esercizio della potestà sanzionatoria
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 7641 depositata il 22 marzo 2025, intervenendo in tema di decadenza delle sanzioni amministrative, ha statuito il seguente principio di diritto secondo cui "il termine di novanta giorni dalla ricezione degli atti dall'autorità giudiziaria, entro il quale, a norma dell'art. 9, comma 4, D.Lgs. n. 8/2016, l'INPS deve notificare al responsabile la violazione amministrativa concernente il mancato versamento delle ritenute previdenziali, parzialmente depenalizzata ai sensi dell'art. 3, comma 6, del medesimo decreto legislativo, è fissato a pena di decadenza dall'esercizio della potestà sanzionatoria e, in caso di mancata trasmissione degli atti da parte dell'autorità giudiziaria, decorre dal momento di entrata in vigore del D.Lgs. n. 8/2016 (6.2.2016), ove dal vaglio di merito risulti che, in concreto, l'accertamento delle violazioni non ha richiesto da parte dell'INPS [...]
La c.d. interpretazione ministeriale, sia essa contenuta in circolari o in risoluzioni, non vincola né i contribuenti né i giudici, né costituisce fonte di diritto. Effetti dell’incertezza oggettiva della norma e riflessi sulle sanzioni
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l'ordinanza n. 7998 depositata il 26 marzo 2025, intervenendo in tema di esenzione IMU e sull'interpretazione ministeriale ed istruzioni ministeriali, ha ribadito che " la c.d. interpretazione ministeriale, sia essa contenuta in circolari o in risoluzioni, non vincola né i contribuenti né i giudici, né costituisce fonte di diritto (Sez. 5, Sentenza n. 21154 del 06/08/2008) e fermo restando che, come affermato da Cass. n. 31523/2022, le istruzioni ministeriali non hanno natura vincolante per la compilazione delle dichiarazioni IMU, posto che esse non possono derogare né alla normativa primaria, da interpretarsi in senso conforme alla citata decisione della Commissione UE, né alla stessa normativa secondaria alla quale accedono, è innegabile che in tale quadro erano ravvisabili un pluralità di disposizioni il cui coordinamento appariva concettualmente difficoltoso, per l'equivocità del [...]
Illegittimo il licenziamento di un lavoratore in congedo parentale per assistere il figlio, si è preso cura della madre malata
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l'ordinanza n. 6993 depositata il 2 febbraio 2025, intervenendo in tema di licenziamento per abuso del permesso, ha riaffermato il principio secondo cui "l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà familiare rilevanti sul piano costituzionale sicché, sotto il profilo sostanziale, non può essere ritenuto contrario allo spirito della disciplina legale se il congedo familiare in discorso sia stato fruito in una situazione di fatto, particolare ed urgente, allo scopo di assicurare, per un periodo contenuto ed in via di eccezione, il contemperamento tutti i diversi valori compresenti nella concreta vicenda; fermo restando che l'obiettivo principale dell'assistenza al minore sia stato sempre e comunque oggettivamente assicurato pure in ambito familiare." La vicenda ha visto protagonista un dipendente che era in congedo parentale ma che si era recato all'estero per assistere [...]
Lite temeraria per responsabilità aggravata dell’Agenzia delle entrate anche per pretestuosità dell’azione per contrarietà al diritto vivente ed alla giurisprudenza consolidata
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l'ordinanza n. 4702 depositata il 22 febbraio 2025, intervenendo in tema di responsabilità aggravata per lite temeraria di cui all'art. 96 del c.p.c., ha ribadito il principio secondo cui "la condanna ex art. 96, comma 3, c.p.c. deve giungere all'esito di un accertamento che il giudicante è chiamato a compiere caso per caso, anche tenendo conto della fase in cui si trova il giudizio e del comportamento complessivo della parte soccombente, onde verificare se essa abbia esercitato le sue prerogative processuali in modo abusivo, cioè senza tener conto degli interessi confliggenti in gioco, sacrificandoli ingiustificatamente o sproporzionatamente in relazione all'utilità effettivamente conseguibile; detto abuso del processo non richiede che il Giudice indaghi, nel senso che normalmente si attribuisce a tale espressione, l’eventuale riprovevolezza del comportamento del soggetto agente, [...]
Va reintegrato il dipendente se il giustificato motivo oggettivo di licenziamento non sussiste
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l'ordinanza n. 6221 depositata il 9 marzo 2025, intervenendo in tema di licenziamento ritorsivo e reintegra, ha stabilito, anche a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 128/2024, che ai lavoratori assunti post marzo 2015 (post D. Lgs. n. 23 del 2015) che al dipendente licenziato per giustificato motivo oggettivo rilevatosi insussistente trova applicazione il diritto della reintegra. In particolare la Corte Suprema ha ribadito che "per accogliere la domanda di accertamento della nullità del licenziamento in quanto fondato su motivo illecito, occorre che l'intento ritorsivo datoriale abbia avuto efficacia determinativa esclusiva della volontà di recedere dal rapporto di lavoro, anche rispetto ad altri fatti rilevanti ai fini della configurazione di una giusta causa o di un giustificato motivo di recesso (Cass. n. 14816 del 2005; Cass. n. [...]
La polizza per responsabilità professionale non opera se l’assicurato è consapevole, nel momento della stipula della polizza, sa di aver avuto un comportamento che può aver danneggiato il cliente
La Corte di Cassazione, sezione terza, con l'ordinanza n. 7890 depositata il 25 marzo 2025, intervenendo in tema di assicurazione e responsabilità professionale oltre che sulla clausola claim’s made, ribadendo il principio secondo cui " in tema di assicurazione della responsabilità civile, la clausola claim’s made non integra una decadenza convenzionale, nulla ex art. 2965 cod. civ., nella misura in cui fa dipendere la perdita del diritto dalla scelta di un terzo, dal momento che la richiesta del danneggiato è fattore concorrente alla identificazione del rischio assicurato, consentendo pertanto di ricondurre tale tipologia di contratto al modello di assicurazione della responsabilità civile, nel contesto del più ampio genus dell’assicurazione contro i danni ai sensi dell’art. 1904 cod. civ., della cui causa indennitaria la clausola claim’s made è pienamente partecipe (sentenza 22 aprile 2022, n. 12908, [...]
La bancarotta da operazioni dolosi o impropria non è esclusa dalla rateizzazione dei debiti fiscali
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 11740 depositata il 25 marzo 2025, intervenendo in tema di bancarotta impropria, ha ribadito il principio secondo cui "nella bancarotta impropria cagionata da operazioni dolose, le condotte dolose devono porsi in nesso eziologico con il fallimento; ciò che rileva, ai fini della bancarotta fraudolenta impropria, non è l'immediato depauperamento della società, bersi la creazione, o l'aggravamento, di una situazione di dissesto economico che, prevedibilmente, condurrà al fallimento della società (in tal senso, Sez. 5, n. 40998 del 20.5.2014, Co., Rv.262188)." La vicenda ha riguardato l'amministratore di una società dichiarata fallita, accusato del reato di bancarotta impropria, per avere cagionato il fallimento della società per effetto di operazioni dolose consistite nel sistematico, protratto, omesso versamento delle imposte dirette e indirette per un importo di oltre cinque [...]