MINISTERO LAVORO E POLITICHE SOCIALI – Comunicato 09 novembre 2020
Catalfo: “Reddito di cittadinanza, strumento cruciale per aiutare le famiglie in difficoltà”
Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, ha partecipato all’evento annuale del PON Inclusione (FSE 2014-2020) che si è svolto oggi in videoconferenza.
L’incontro – a vent’anni dall’approvazione della Legge-quadro 328 – ha offerto anche l’opportunità per presentare il primo Rapporto annuale sul Reddito di cittadinanza e di svolgere una riflessione a tutto campo sulla misura, a partire dalle cifre in esso contenute.
Al termine dei lavori, dopo aver ringraziato gli organizzatori e i partecipanti, è intervenuta la titolare del Dicastero che ha subito messo in luce alcune particolarità della misura verso la quale, già prima del proprio insediamento, aveva sempre mostrato profonda attenzione.
“Il Reddito di cittadinanza – ha detto Catalfo – ha ricoperto da subito un ruolo importante. In questi ultimi mesi, con la pandemia in atto, è diventato uno strumento cruciale per aiutare le famiglie in difficoltà”. Proprio nel ricordare il valore del Rdc, il Ministro ha richiamato quanto esso faccia parte a pieno titolo dell’attuazione degli interventi previsti dal Pilastro Europeo dei Diritti Sociali.
Ed è essenziale, ha proseguito, che ci sia il concorso di tutti i protagonisti per raggiungere l’obiettivo di fare uscire le famiglie da una situazione di difficoltà. Per questo, tra i numerosi interventi attuati, ha ricordato quelli specifici a favore delle donne, sia per la presa in carico sia per l’inserimento lavorativo.
Oppure il confronto svolto personalmente all’estero, in altre nazioni che hanno introdotto misure analoghe, per analizzare la tipologia del beneficio e gli eventuali differenti parametri adottati. E ancora, il tema della riforma dei Centri per l’Impiego, “un tassello importante per integrare tutti i servizi, come già avviene in altri Paesi”, il cui percorso è in divenire e in implementazione da parte delle Regioni.
A seguire, in sintesi, i principali spunti di riflessione contenuti nel Rapporto sul Reddito di cittadinanza, dopo il primo anno di applicazione della misura.
REDDITO DI CITTADINANZA
– L’istituzione nel 2019 del Reddito di cittadinanza (Rdc) in Italia fa seguito alla sperimentazione dal 2017 del Reddito di inclusione (ReI), che, a sua volta faceva seguito alla sperimentazione in 306 comuni del Reddito minimo di inserimento negli anni 1999-2007 e alle successive sperimentazioni della Carta acquisti (2008), Carta acquisti sperimentale (2014), Sostegno all’inclusione attiva (2017) e a diverse sperimentazioni a livello regionale.
– Obiettivo del Rdc è di assicurare un sostegno economico di dimensione più consistente, garantire l’effettività di un diritto alla presa in carico di tipo sociale e/o lavorativo, a seconda delle esigenze, basata su una valutazione e una progettualità individualizzate, non a caso definite formalmente come livelli essenziali delle prestazioni, al pari del beneficio economico.
– Il numero dei potenziali beneficiari della misura è diventato molto più consistente, con un sostanziale incremento in particolare dei nuclei familiari monocomponenti aventi diritto e l’allargamento ai nuclei composti anche da sole persone anziane, pur eventualmente beneficiarie di altre misure di sostegno.
– Al 30 giugno 2020 risultavano circa 1.430.000 i nuclei che hanno beneficato della misura, dal suo avvio (oltre 3.470.000 individui).
BENEFICIARI
Quanti sono e dove vivono
– Nel 2019 la misura ha interessato oltre 1 milione di nuclei familiari, pari a più di 2 milioni 700 mila individui, con maggior incidenza nelle regioni del Sud rispetto al Centro Nord.
– Sebbene in termini assoluti la gran parte dei beneficiari siano concentrati nelle regioni del mezzogiorno, si osserva su tutto il territorio una notevole variabilità dell’incidenza dei beneficiari a livello di ambiti territoriali.
– Le regioni del Centro Nord con il maggior numero di percettori di Rdc/Pdc sono la Lombardia ed il Lazio.
– I percettori di Pdc costituiscono complessivamente l’11,4% dei nuclei familiari beneficiari, pari a 127.514 nuclei (144.493 individui). L’incidenza della Pdc sul complesso dei beneficiari Rdc/Pdc risulta più consistente nel Nord e nel Centro (oltre il 13% delle famiglie ed il 7% degli individui beneficiari) rispetto al Mezzogiorno (9% delle famiglie e 4% dei beneficiari).
– Mentre circa il 40% delle famiglie beneficiarie di Rdc vive nelle regioni del Sud, la distribuzione delle famiglie beneficiarie di Pdc è più uniforme a livello nazionale.
Lo stato delle domande al 31 dicembre 2019
– Al 31 dicembre 2019, la quasi totalità dei nuclei diventati beneficiari della misura nel corso del 2019 continua a ricevere il beneficio. A dicembre 2019 il 93,5% delle domande sono ancora in erogazione, mentre il restante 7,5% dei nuclei è uscito dalla misura nel corso del 2019, per eventi che hanno comportato la decadenza (ad esempio perché è cambiata la condizione economica del nucleo familiare) e in minima parte la revoca della domanda precedentemente accolta.
– La maggior parte dei nuclei ha fatto domanda di RdC nel mese di marzo 2019. Tra i nuclei con beneficio in erogazione a dicembre 2019 oltre il 50% sono entrati nella misura nel primo mese di attuazione, aprile 2019.
Le caratteristiche della popolazione beneficiaria
– Le donne sono maggiormente rappresentate tra gli individui beneficiari di RdC/PdC soprattutto nelle classi di età centrali e in quelle più avanzate, tanto che tra gli individui beneficiari di Pensione di Cittadinanza due su tre sono donne.
– I minorenni rappresentano oltre un quarto degli individui beneficiari, con un’incidenza sulla popolazione residente superiore al 7%. L’incidenza è invece minima, pari al 2% tra gli anziani over 65.
– La condizione di disabilità riguarda nel complesso il 4,5% degli individui beneficiari di RdC/PdC ed oltre il 25% della componente più anziana (over 75). Tra gli individui beneficiari di Pensione di cittadinanza uno su cinque è in condizione di disabilità.
– I nuclei beneficiari RdC sono sovra-rappresentati tra i nuclei mono-genitore residenti (28% a fronte dell’11% dei nuclei residenti), a scapito delle coppie senza figli (8% contro il 20%). Tra le tipologie familiari, quella con la più alta incidenza di nuclei beneficiari rispetto alla popolazione è la mono-genitore (9%). Le coppie senza figli risultano quelle che accedono di meno alla misura (1,5%).
– Tra i nuclei beneficiari sono sovra-rappresentati quelli numerosi, l’incidenza rispetto ai nuclei residenti tende infatti ad aumentare al crescere della dimensione del nucleo, fino a toccare il 13% nei nuclei di 6 o più persone. Tra i nuclei monocomponente l’incidenza supera comunque quella media, anche per il contributo dei nuclei beneficiari di PdC, costituiti per il 90% da persone sole.
– I richiedenti stranieri sono circa il 10%, si concentrano tra i beneficiari di RdC e sono prevalentemente di nazionalità UE.
IL BENEFICIO ECONOMICO
– La maggior parte dei nuclei beneficiari di RdC/PdC (61,8%) riceve un beneficio economico mensile di valore superiore a 400 euro, con importi più elevati tra i percettori RdC che PdC.
– Coerentemente con la finalità della misura, i nuclei beneficiari di RdC e PdC si concentrano tra i nuclei con più basso valore dell’ISEE, e dunque con una situazione economica di maggior disagio. Ben il 30,6% di nuclei beneficiari dispone di un ISEE pari a 0. Complessivamente, i nuclei con ISEE non superiore ad €.5.000 rappresentano il 90,3% dei nuclei beneficiari.
– Un nucleo su quattro riceve, oltre alla componente reddituale, un’integrazione a sostegno del pagamento dell’affitto o, in misura significativamente meno rilevante, del mutuo.
– La componente reddituale è legata, per via della scala di equivalenza, all’ampiezza del nucleo. Per i nuclei che non percepiscono contributi per l’abitazione, l’importo medio del beneficio reddituale è di 514 euro nel caso di RdC (dai 438 euro dei nuclei monocomponente, ai 650 euro per quelle con 5 o più componenti), 216 euro per la PdC (da 200 euro per chi vive solo a 370 euro per i nuclei di 3 o più persone).
LA PRESA IN CARICO
– Per quanto riguarda l’indirizzamento dei beneficiari, i nuclei beneficiari non tenuti agli obblighi sono il 5% (5.0867) del totale, mentre il resto della platea si divide circa a metà tra nuclei indirizzati ai CpI (480.293; 49%) e nuclei indirizzati ai Servizi sociali (458.929; 46%).
– La percentuale di nuclei con almeno una persona con disabilità è più alta tra i nuclei indirizzati ai Servizi sociali. Almeno il 40% dei nuclei indirizzati ad entrambi i percorsi hanno almeno un minore nel nucleo, e la percentuale arriva al 50% per i nuclei indirizzati ai CpI. I nuclei indirizzati ai Servizi sociali sono concentrati nelle fasce più basse dell’ISEE.
INDICATORI POVERTÀ
– Il Rdc/Pdc ha un forte impatto nella riduzione dell’intensità della grave povertà (soglia del 40% del reddito mediano) per i nuclei beneficiari: in media il gap a livello nazionale viene ridotto dell’83%, passando dal 67% al 12%.
– La misura riduce l’incidenza di grave povertà (soglia del 40% del reddito mediano) tra i beneficiari Rdc/Pdc: fa superare questa soglia a 245.662 nuclei beneficiari. La maggior parte dei nuclei che superano la soglia di grave povertà sono Pdc e mono-componente, anche grazie ad una soglia di integrazione al reddito familiare in assenza di affitto più alta di quella dei beneficiari Rdc.
– Per quasi metà dei nuclei Rdc/Pdc il beneficio economico è pressoché l’unica componente del reddito familiare: Per oltre il 40% dei nuclei il beneficio economico contribuisce a più del 90% del reddito annuo della famiglia. Il contributo del beneficio al reddito familiare diminuisce all’aumentare del numero di componenti del nucleo.
– Tra il 2017 e il 2019, l’Italia ha raddoppiato la percentuale di popolazione che riceve misure di reddito minimo. Dal 2018, grazie al Reddito di Cittadinanza (RdC), la situazione in Italia è cambiata: il 5,2% della popolazione è ora coperto da una misura di reddito minimo, un aumento di oltre 3 punti percentuali.
– Il confronto con gli indicatori di povertà mette in luce come la più alta incidenza di beneficiari nei nuclei numerosi rispetto alla popolazione residente, non sia completamente adeguata, a fronte all’elevata incidenza di povertà assoluta (19,6%) di questi nuclei familiari: nell’ambito dei nuclei beneficiari, i nuclei numerosi sono sovra-rappresentati in confronto alla loro peso tra i nuclei residenti, ma sotto-rappresentati rispetto al loro peso tra i nuclei in povertà assoluta.
APPROFONDIMENTI SUI PERCETTORI DI RDC
Gli individui con lavoro subordinato o parasubordinato
– Il 45% degli individui beneficiari Rdc oltre i 15 anni non ha mai lavorato come subordinato o parasubordinato, ma potrebbe essere un lavoratore autonomo.
– Il 55% ha già avuto esperienza di lavoro subordinato o parasubordinato. Il 42% ha esperienze che si sono concluse prima dell’indirizzamento ai servizi.
– Il 13% degli individui (259.217) ha un contratto di lavoro subordinato o parasubordinato attivo al momento dell’indirizzamento ai Servizi sociali o ai CpI.
I nuclei Rdc monocomponente non esclusi dalla condizionalità
– Un terzo dei nuclei Rdc indirizzati ai Servizi sociali territoriali o ai CpI è composto da nuclei monocomponente (pari a 273.193 individui). I mono-componente sono tra i gruppi con l’età media più elevata e la situazione reddituale/patrimoniale più fragile.
– La maggioranza degli individui beneficiari monocomponente ha ISEE pari a 0. I mono-componente sono in maggioranza uomini e solo un terzo ha meno di 45 anni. Quasi il 40% ha tra i 55 e i 64 anni.
– Appena un decimo dei mono-componente lavorava come dipendente subordinato o parasubordinato al momento della suddivisione delle platee, e la maggior parte di questi lavora da meno di un anno.
I nuclei familiari con maggiori bisogni e carichi di cura
– Il 41,4% delle famiglie beneficiarie Rdc (409.518) include componenti minorenni. Il 10% ha bambini sotto i 3 anni (105.298).
– I nuclei in cui sono presenti persone con disabilità rappresentano l’8,9% (87.859) dei nuclei beneficiari Rdc. Si tratta prevalentemente di nuclei monocomponente (66,4% del totale) o composte da 2 o più adulti, dove con l’età dei membri e la presenza di over 64 cresce anche il rischio di disabilità e non autosufficienza.
Possono essere interessanti anche le seguenti pubblicazioni:
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