cassazione sez. civile

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 08 luglio 2020, n. 14233 – Sanzione interdittiva dalla professione per violazioni al codice deontologico

CORTE DI CASSAZIONE - Sentenza 08 luglio 2020, n. 14233 Avvocati - Violazioni al codice deontologico - Illecito - Sanzione interdittiva dalla professione Fatti di causa 1. Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Brescia depositava, in data 22 febbraio 2016, una pronuncia con la quale irrogava all'avvocato N.F.M. la sanzione della sospensione dall'esercizio della professione [...]

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 08 luglio 2020, n. 14247 – L’attività di assistenza e consulenza in materia fiscale e del lavoro non è riservata agli iscritti negli ordini professionali

Nelle materie commerciali, economiche, finanziarie e di ragioneria, le prestazioni di assistenza o consulenza aziendale non sono riservate per legge in via esclusiva ai dottori commercialisti, ai ragionieri e ai periti commercialisti, non rientrando fra le attività che possono essere svolte esclusivamente da soggetti iscritti ad apposito albo professionale o provvisti di specifica abilitazione

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 25 giugno 2020, n. 12715 – Il ricorso per cassazione tra l’altro deve contenere, “a pena di inammissibilità”, “la specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda” per cui chi ricorre in Cassazione assolva ad un duplice onere: innanzi tutto specifichi il contenuto degli atti e dei documenti posti a fondamento del ricorso; in secondo luogo esige che sia individuato in quale sede processuale il documento risulti prodotto

Il ricorso per cassazione tra l'altro deve contenere, "a pena di inammissibilità", "la specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda" per cui chi ricorre in Cassazione assolva ad un duplice onere: innanzi tutto specifichi il contenuto degli atti e dei documenti posti a fondamento del ricorso; in secondo luogo esige che sia individuato in quale sede processuale il documento risulti prodotto

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 23 giugno 2020, n. 12335 – Il Giudice competente territorialmente dipende dalla sede legale della società

CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 23 giugno 2020, n. 12335 Fallimento ed altre procedure concorsuali - Dichiarazione di fallimento - Giudice competente - Reclamo - Competenza territoriale - Sede legale della società Fatti di causa 1. Con sentenza del 29 novembre 2017, il Tribunale di Bergamo, adito da Agenzia delle Entrate - Riscossione con ricorso [...]

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 25 giugno 2020, n. 12715 – Il ricorso per cassazione tra l’altro deve contenere, “a pena di inammissibilità”, “la specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda” per cui chi ricorre in Cassazione assolva ad un duplice onere: innanzi tutto specifichi il contenuto degli atti e dei documenti posti a fondamento del ricorso; in secondo luogo esige che sia individuato in quale sede processuale il documento risulti prodotto

Il ricorso per cassazione tra l'altro deve contenere, "a pena di inammissibilità", "la specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda" per cui chi ricorre in Cassazione assolva ad un duplice onere: innanzi tutto specifichi il contenuto degli atti e dei documenti posti a fondamento del ricorso; in secondo luogo esige che sia individuato in quale sede processuale il documento risulti prodotto

CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 22 giugno 2020, n. 12134 – In materia di protezione umanitaria, il riconoscimento del diritto al permesso di soggiorno di cui all’art. 5, comma 6, del d.lgs. n. 286 del 1998, al cittadino straniero che abbia realizzato un grado adeguato di integrazione sociale in Italia, deve fondarsi su una effettiva valutazione comparativa della situazione soggettiva ed oggettiva del richiedente con riferimento al paese d’origine, al fine di verificare se il rimpatrio possa determinare la privazione della titolarità e dell’esercizio dei diritti umani, al di sotto del nucleo ineliminabile costitutivo dello statuto della dignità personale

In materia di protezione umanitaria, il riconoscimento del diritto al permesso di soggiorno di cui all'art. 5, comma 6, del d.lgs. n. 286 del 1998, al cittadino straniero che abbia realizzato un grado adeguato di integrazione sociale in Italia, deve fondarsi su una effettiva valutazione comparativa della situazione soggettiva ed oggettiva del richiedente con riferimento al paese d'origine, al fine di verificare se il rimpatrio possa determinare la privazione della titolarità e dell'esercizio dei diritti umani, al di sotto del nucleo ineliminabile costitutivo dello statuto della dignità personale

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 25 giugno 2020, n. 12640 – La determinazione dell’ammontare del compenso operata sulla base del comma 6 dell’art. 5 delle tariffe forense per il quale “si ha riguardo al valore dell’imposta, tassa o contributo richiesti con il limite di un quinquennio in caso di oneri poliennali” è legittima

La determinazione dell'ammontare del compenso operata sulla base del comma 6 dell'art. 5 delle tariffe forense per il quale "si ha riguardo al valore dell'imposta, tassa o contributo richiesti con il limite di un quinquennio in caso di oneri poliennali" è legittima

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