La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 27519 depositata il 10 dicembre 2013 intervenendo in tema di danno biologico e sua prescrizione ha statuito che il peggioramento del processo morboso di una patologia pregressa non sposta il termine iniziale di decorrenza della prescrizione del diritto al risarcimento del danno biologico.
La vicenda ha riguardato un dipendente di una società ferroviaria che si era rivolto al Tribunale, in veste di giudice del lavoro, per azionare la domanda di risarcimento del danno sia sotto il profilo della responsabilità extracontrattuale ex art. 2947, 1° comma. Cod. Civ., sia sotto il profilo di quella contrattuale ex art. 2946 Cod. Civ. Il Tribunale adito accogliendo l’eccezione di prescrizione della società datrice, in quanto il termine decorre dal giorno in cui l’attore è stato ricoverato in ospedale per patologie di natura artrosica, rigettava la domanda del lavoratore. Il dipendente impugnava la pronuncia del giudice di prime cure inanzi alla Corte di Appello che, però, confermava la sentenza di primo grado ritenendo che era spirato il termine di prescrizione. Inoltre per i giudici distrettuali anche se si accoglieva la tesi del ricorrente il termine decennale di prescrizione si sarebbe comunque consumato prima della notifica fatta al datore di lavoro.
Per la cassazione della sentenza dei giudici di seconde cure, il dipendente per il tramite del proprio difensore, propone ricorso, basato su un unico motivo di censura, alla Corte Suprema.
Gli Ermellini rigettano il ricorso del lavoratore. Nel rigettare l’impugnazione, tuttavia, i giudici di legittimità precisano che la Corte territoriale ha individuato, in modo congruo e logico, il dies a quo ai fini della decorrenza della prescrizione nel momento della diagnosi della patologia in quanto essa rappresenta il peggioramento del processo morboso già in atto e non una manifestazione di una lesione nuova e autonoma.
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