CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 26 aprile 2017, n. 10255
Accertamento – Dichiarazione dei redditi – Proventi derivanti da contratti di locazione – Acquisti e vendite immobiliari
Accertamento sintetico – Maggiore reddito determinato sinteticamente mediante i fattori-indice di capacità contributiva – Sufficienza – Prova contraria a carico del contribuente – Obbligo Organo giudicante di considerare le argomentazioni del contribuente e la situazione del suo nucleo familiare – Sussiste.
Massima:
La determinazione del reddito effettuata con metodo sintetico, sulla base degli indici previsti dai decreti ministeriali, dispensa l’Amministrazione da qualunque ulteriore prova rispetto all’esistenza dei fattori-indice della capacità contributiva. Resta a carico del contribuente, l’onere di dimostrare che il reddito presunto non esiste o esiste in misura inferiore, mentre in sede contenziosa il Giudice tributario ha l’obbligo di motivare perché non considera assolto l’onore probatorio da parte del contribuente che giustifica il maggior reddito. Pertanto è illegittima la sentenza che non contenga alcuna argomentazione in relazione alla deduzione dell’appellante.
Ritenuto in fatto
L’Agenzia delle Entrate notificava a M.R. un avviso di accertamento per l’anno di imposta 1998, con il quale, a norma dell’art. 38 d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600, determinava sinteticamente un reddito imponibile di lire 170.456.000 a fronte di un reddito dichiarato di lire 29.717.000. Il maggior reddito veniva accertato sulla base dei seguenti elementi indicativi di capacita contributiva: incrementi patrimoniali per acquisto di immobili pari a lire 1.302.419.000, detratte le somme di lire 100.000.000, provento di mutuo, e lire 503.379.000 derivante dalla cessione di immobili precedentemente posseduti; spese per la stipulazione di una polizza vita e possesso di un motociclo.
Contro l’avviso di accertamento M.R. proponeva ricorso alla Commissione tributaria provinciale di Frosinone che lo rigettava con sentenza n. 241 del 2006.
Il contribuente proponeva appello alla Commissione tributaria regionale che lo rigettava con sentenza n. 272 del 8.4.2009.
Contro la sentenza di appello M.R. ricorre per tredici motivi.
L’Agenzia delle Entrate si è costituita tardivamente al fine della eventuale partecipazione all’udienza.
Considerato in diritto
Il ricorso è fondato nei termini di seguito indicati.
1. Contraddittorietà della motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, ai sensi dell’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ., nella parte in cui la Commissione tributaria regionale ha individuato un duplice presupposto alternativo all’accertamento, costituito da un lato dai proventi derivanti da contratti di locazione e dall’altro dalla differenza tra somme versate per acquisti e somme ricevute per le vendite immobiliari.
Il motivo è infondato. Il giudice di appello ha confermato la fondatezza dell”avviso di accertamento basato, in via preminente, sugli incrementi patrimoniali risultanti dalla differenza tra le maggiori spese sostenuto per acquisti immobiliari rispetto alle minori somme introitate per la cessione di immobili precedentemente posseduti; l’ulteriore specificazione ad opera del giudice di una fonte di maggior reddito determinato dall’ente impositore (indicato nella percezione di canoni di locazione) costituisce motivazione ultronea, ma non contraddittoria nel senso denunciato dal ricorrente, posto che l’Ufficio è legittimato dall’art. 38 comma 5 d.P.R. 29 settembre 1973 n.600, vigente ratione temporis, a ritenere la provenienza reddituale delle spese per incrementi patrimoniali, essendo invece onere del contribuente, che intenda fornire prova contraria al “redditometro”, dimostrare la provenienza, della maggiore disponibilità reddituale accertata, da specifici redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte.
2. Insufficiente motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, in relazione all’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ., nella parte in cui non ha esaminato il motivo di appello del contribuente che deduceva di disporre di una provvista finanziaria di lire 62.230.832 percepita a titolo di canoni per locazione di immobili regolarmente tassati.
3. Insufficiente motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, in relazione all’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ., nella parte in cui non ha esaminato il motivo di appello del contribuente che aveva dedotto di disporre di una provvista finanziaria per lire 1.012.442.793, derivante da redditi da fabbricato regolarmente tassati, da restituzione di finanziamento infruttifero, da disinvestimenti finanziari e disinvestimenti immobiliari, idonei a giustificare interamente l’accertamento induttivo di maggio reddito operato dall’Ufficio.
Il secondo ed il terzo motivo, da esaminare congiuntamente, sono fondati. La Commissione tributaria regionale ha rigettato l’appello (non generico) del contribuente, sulla base di una motivazione apparente che si esaurisce in proposizioni apodittiche e tautologiche, prive di reale contenuto argomentativo (quali: “l’accertamento è supportato da dati precisi e controlli eseguiti che devono ritenersi valide fonti di prova non smentite dalla argomentazioni esposte dal contribuente”; “l’accertamento si fonda su dati certi ed incontrovertibili, mentre le motivazioni addotte a sostegno dell’appello devono ritenersi prive di fondamento e di elementi probatori a sostegno”). In tal modo la Commissione tributaria regionale si è sottratta all’obbligo di dare risposta alle specifiche e concrete censure svolte nell’atto di gravame con il quale il contribuente ha paratamente indicato, precisandone l’ammontare, le fonti reddituali (proventi delle vendite immobiliari, disponibilità finanziarie derivanti da contratti bancari e da fonte reddituale – producendo la relativa documentazione) con le quali ha inteso assolvere l’onere probatorio di giustificare il maggior reddito desunto dall’Ufficio sulla base delle spese per incrementi patrimoniali e del possesso di beni indice di capacità contributiva.
4. Omessa motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, in relazione all’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ., nella parte in cui non ha considerato che, attraverso la produzione in appello dello stato di famiglia, il contribuente aveva dimostrato la propria appartenenza al nucleo familiare, con conseguente disponibilità dei proventi finanziari derivanti dalle cessioni immobiliari effettuate da altri componenti del nucleo familiare.
5. Violazione e falsa applicazione dell’art. 38 comma sesto d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600 e artt. 24 e 111 Cost., in relazione all’art. 360 comma primo n. 3 cod.proc.civ. poiché il contribuente deve ritenersi ammesso a fornire la prova contraria anche attraverso elementi di tipo presuntivo; diversamente nel caso in esame la Commissione tributaria regionale non ha considerato che il certificato di residenza prodotto in appello dal contribuente costituiva elemento presuntivo dell’appartenenza del contribuente al nucleo dei genitori.
6. Violazione e falsa applicazione dell’art. 38 commi quarto, quinto e sesto del d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600, in relazione all’art. 360 comma primo n. 3 cod.proc.civ. nella parte in cui la Commissione tributaria regionale ha omesso di considerare i proventi delle cessioni immobiliari poste in essere dai genitori, nel cui nucleo familiare il contribuente era compreso.
Il quarto, quinto e sesto motivo, da esaminare congiuntamente, sono fondati. La Commissione tributaria regionale ho omesso ogni argomentazione in ordine al motivo di appello del contribuente che aveva dedotto di far parte del nucleo familiare dei genitori e di avere goduto della disponibilità del reddito dei familiari.
7. Violazione e falsa applicazione dell’art. 38 comma quarto secondo periodo e art. 1 comma 1 d.m. 10.9.1992 e allegata Tabella, in relazione all’art. 360 comma primo n. 3 cod.proc.civ., quinto e sesto del d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600, in relazione all’art. 360 comma primo n. 3 cod.proc.civ. nella parte in cui la Commissione tributaria regionale ha ritenuto rilevante la titolarità di una polizza di assicurazione sulla vita, espressamente esclusa dall’art. 9 della tabella allegata al d.m. 10.9.1992 dai fatti indice di capacità contributiva.
Il motivo è inammissibile perché estraneo alla ratio decidendi. La sentenza non contiene alcuna teorizzazione della rilevanza della titolarità di polizze di assicurazione sulla vita quale elemento indicativo di capacità contributiva, in palese contrasto con il punto 9 della Tabella allegata al d.m. 10.9.1992 d.m. richiamato dall’art. 38 d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600 previgente. Vero invece che il giudice di appello ha omesso di motivare sul punto, incorrendo nel vizio censurato con il successivo motivo di ricorso.
8. Omessa motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, a norma dell’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ., poiché non ha dato conto della ragioni per cui ha ritenuto rilevante ai fini dell’accertamento del maggior reddito la titolarità di una polizza di assicurazione sulla vita espressamente esclusa dall’art. 9 della Tabella allegata al d.m. 10.9.1992 dai fatti indice di capacità contributiva.
Il motivo ottavo è fondato. La sentenza non contiene alcuna argomentazione in relazione alla deduzione dell’appellante secondo cui la polizza sottoscritta aveva natura di assicurazione sulla vita, perciò esclusa dagli indici presuntivi di maggior reddito ai sensi del d.m. 10.9.1992 richiamato dall’art. 38 d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600 vigente ratione temporis.
9. Nullità della sentenza per omessa pronuncia, in violazione dell’art. 112 cod.proc.civ. (art. 360 comma primo n. 4 cod.proc.civ.) nella parte in cui ha omesso di pronunciarsi sulla irrilevanza della titolarità di una assicurazione sulla vita ai fini dell’accertamento del reddito mediante redditometro.
Il motivo è infondato. Il giudice di appello non ha omesso di pronunciarsi sul punto, in violazione del disposto dell’art. 112 cod.proc.civ., ma ha adottato una pronuncia affetta dal vizio di omessa motivazione rilevato nell’esame del motivo ottavo.
10. Violazione e falsa applicazione dell’art. 38 commi 4 e 5 d.P.R. 29 settembre 1973 n. 600 e art. 3 comma primo del d.m. 10.9.1992, in relazione all’art. 360 comma primo n. 3 cod.proc.civ. nella parte in cui ha considerato rilevante nell’anno di imposta 1999 la spesa per la un contratto di assicurazione sulla vita stipulato in data 31.3.2000 con decorrenza dal primo marzo 2000.
Il motivo è assorbito dall’accoglimento dell’ottavo motivo di censura relativo al vizio di omessa motivazione, esteso anche alla circostanza relativa alla dedotta irrilevanza della polizza stipulata il 31.3.2000 rispetto all’anno di imposta accertato (1998).
11. Nullità della sentenza per omessa pronuncia in violazione dell’art. 112 cod.proc.civ., in relazione all’art. 360 comma primo n. 4 cod.proc.civ., nella parte in cui ha omesso di pronunciarsi sulla deduzione del contribuente circa la irrilevanza ai fini dell’accertamento sintetico del reddito nell’anno di imposta 1999, delle spese relativa ad una polizza di assicurazione sulla vita stipulata nell’anno 2000.
Il motivo è infondato. La sentenza si è pronunciata con motivazione omessa come rilevato nell’esame del motivo di ricorso n. 8).
12. Insufficiente motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, a norma dell’art. 360 comma primo n. 5 cod.proc.civ. nella parte in cui ha rigettato il gravame del contribuente che aveva dedotto la disponibilità di provviste da smobilizzi finanziari sufficienti per giustificare le spese relative al possesso del motociclo ed alla spesa per polizza assicurativa.
Il motivo è assorbito dall’accoglimento dei motivi da secondo a sesto.
13. Nullità della sentenza per omessa pronuncia in violazione dell’art. 112 cod.proc.civ., ai sensi dell’art. 360 comma primo n. 4 cod.proc.civ. nella parte in cui ha omesso di pronunciarsi sulla censura del contribuente che aveva dedotto la disponibilità di provviste da smobilizzi finanziari sufficienti per giustificare le spese relative al possesso del motociclo ed alla spesa per polizza assicurativa.
Il motivo è infondato. Il giudice di appello non è incorso nel vizio procedimentale di omessa pronuncia ai sensi dell’art. 112 cod.proc.civ., ma è pronunciato sul punto adottando una motivazione apparente come rilevato nell’accoglimento del secondo e terzo motivo.
In accoglimento dei motivi secondo, terzo, quarto,quinto, sesto ed ottavo la sentenza deve essere cassata con rinvio alla Commissione tributaria regionale del Lazio in diversa composizione.
Le spese saranno regolate all’esito del giudizio di rinvio.
P.Q.M.
Accoglie i motivi secondo, terzo, quarto, quinto, sesto ed ottavo; dichiara assorbiti il decimo e dodicesimo motivo; rigetta i motivi primo, nono, undicesimo e tredicesimo; dichiara inammissibile il settimo motivo; cassa in relazione ai motivi accolti e rinvia, anche sulle spese, alla Commissione tributaria regionale del Lazio in diversa composizione.
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