La Corte di Cassazione sez. lavoro con la sentenza n. 17579 del 18 luglio 2013 intervenendo in tema di demansionamento ed illecito permanente ha affermato che il demansionamento è considerato dalla giurisprudenza di legittimità come un illecito permanente, sicché, per la prescrizione, si deve avere riguardo al momento della cessazione della permanenza.
Gli Ermellini evidenziano che nell’illecito permanente la pretesa risarcitoria è destinata a rinnovarsi continuativamente in relazione al perpetuarsi dell’evento dannoso, sicché la prescrizione comincia a decorrere da ciascun giorno successivo al danno già verificatosi. Inoltre, i giudici di legittimità, affermano che l’orientamento trova conferma nell’orientamento della giurisprudenza di legittimità in base al quale perché un illecito possa configurarsi come permanente, è necessario che la condotta sia posta in essere dal medesimo soggetto, dovendo la permanenza essere accertata non già in riferimento al danno, bensì al rapporto eziologico tra il comportamento contra ius dell’agente – qualificato dal dolo o dalla colpa – e il danno.
La vicenda ha avuto origine dal ricorso presentato da un dipendente della RAI che richiede il risarcimento del danno per aver subito un provvedimento di demansionamento , subito a causa della mancata ottemperanza della RAI ad un precedente giudicato fra le parti, con il quale la datrice di lavoro era stata condannata alla reintegrazione del ricorrente nelle mansioni precedentemente espletate. Il tribunale adito, in veste di giudice di lavoro, accoglie la richiesta del dipendente. Avverso tale sentenza la società ricorrente propone ricorso in Corte di Appelloche viene accolto limitatamente al motivo concernente il mancato esame dell’eccezione di prescrizione e, conseguentemente, dichiara prescritti i crediti.
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