La Corte di Cassazione, sezione II, con l’ordinanza n. 3792 depositata il 14 marzo 2024, intervenendo in tema di compenso professionale, ha ribadito il principio secondo cui “… il giudizio circa l’ (in)adempimento di una prestazione professione si articola naturalmente in due passaggi: il primo riguarda il concreto compimento dell’attività in se stessa; il secondo l’averla compiuta secondo il canone della diligenza professionale prescritta. Né può ipotizzarsi che, secondo le regole dell’onere della prova, incomba al debitore della prestazione di facere dimostrare di avere agito con la prescritta diligenza: stando ai principi del sistema, l’allegazione di un comportamento negligente, secondo quanto espresso appunto dalla proposizione di un’eccezione di inadempimento, come quella in esame, si manifesta per sé come un fatto modificativo del diritto al compenso del creditore, con prova che, in quanto tale, si pone a carico dell’eccipiente ex art. 2697, comma 2, c.c. (così Cass. n. 13207/2021, v. anche Cass. n. 22087/2007 e Cass. n. 9237/2015). …”
La vicenda ha riguardato un cliente di un avvocato, il quale era stato assistita per la parte di una causa di lavoro da lei promossa nei confronti dell’ex convivente, causa poi chiusasi con il rigetto della domanda. Il legale, non avendo ricevuto il proprio compenso richiese ed ottene, nei confronti del proprio assistito, un decreto ingiuntivo. Il cliente si oppose al decreto ingiuntivo affermando, tra l’altro, che il difensore avrebbe, nel ricorso introduttivo, errato nel configurare il rapporto, sì da determinare il rigetto della domanda che con una diversa impostazione sarebbe stata accolta. Con l’atto di citazione in opposizione l’opponente aveva chiesto al Tribunale di accertare che tra le parti era intercorso un accordo verbale per la determinazione del compenso e, in via subordinata, di accertare che la quantificazione del compenso era avvenuta sulla base di un valore della causa maggiore di quello effettivo alla luce dell’esito sfavorevole della lite; l’opponente chiedeva quindi di revocare il decreto ingiuntivo con la rideterminazione del compenso dell’avvocato. Il Tribunale adito ritenne che non avessero rilievo le questioni relative a rapporti di diversa natura intercorsi tra le parti nonché ad errori professionali in cui sarebbe incorso l’opposto, rilevando poi che l’opponente non aveva mai contestato l’avvenuto conferimento del mandato professionale e l’effettuazione delle attività di cui alle singole voci della parcella. La decisione del Tribunale venne appellata dal cliente del legale. La Corte territoriale nel rigettare la domanda evidenziava che trattandosi di fatti avvenuti nell’autunno del 2005 e quindi prima della modifica dell’art. 2233 c.c. che ha reso necessaria la prova scritta ad substantiam del contratto di patrocinio, i rapporti tra le parti potevano essere stati validamente regolati con accordo verbale, accordo che secondo l’appellante avrebbe condizionato il compenso all’accoglimento della sua domanda nel merito.
L’opponete avverso la decisione dei giudici di appello propose ricorso in cassazione fondato su due motivi.
I giudici di legittimità rigettano il ricorso affermando che grava sul cliente che si oppone al pagamento del compenso l’onere di dimostrare la condotta la negligente che addebita al professionista.
Possono essere interessanti anche le seguenti pubblicazioni:
- CORTE DI CASSAZIONE - Sentenza 09 ottobre 2019, n. 25392 - L’avvocato che si appropri dell'importo dell'assegno emesso a favore del proprio assistito dalla controparte soccombente in un giudizio civile, omettendo di informare il cliente dell'esito del…
- CORTE DI CASSAZIONE - Sentenza 06 aprile 2022, n. 11168 - L'avvocato che si appropri dell'importo dell'assegno emesso a favore del proprio assistito dalla controparte soccombente in un giudizio civile, omettendo di informare il cliente dell'esito del…
- Corte di Cassazione ordinanza n. 9453 depositata il 6 aprile 2023 - Nel licenziamento per scarso rendimento del lavoratore, rientrante nel tipo del licenziamento per giustificato motivo soggettivo, il datore di lavoro - cui spetta l'onere della prova -…
- CORTE DI CASSAZIONE - Ordinanza 22 maggio 2019, n. 13828 - Presupposto essenziale ed imprescindibile dell'esistenza di un rapporto di prestazione d'opera professionale, la cui esecuzione sia dedotta dal professionista come titolo del suo diritto al…
- Corte di Cassazione ordinanza n. 4647 depositata il 14 febbraio 2023 - In tema di detrazione dell'IVA, in caso di operazioni soggettivamente inesistenti l'amministrazione finanziaria ha l'onere di provare, anche in via indiziaria, non solo che il…
- Corte di Cassazione ordinanza n. 16199 depositata l' 8 giugno 2023 - La condotta negligente, distratta, imperita, imprudente, della vittima, ferma la sua rilevanza ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1227, comma 1, c.c., non è di per sè…
RICERCA NEL SITO
NEWSLETTER
ARTICOLI RECENTI
- Processo tributario: competenza del giudice tribut
La sentenza n. 186 depositata il 6 marzo 2024 del Tribunale Amministrativo Regio…
- Prescrizione quinquennale delle sanzioni ed intere
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l’ordinanza n. 11113 depos…
- L’utilizzo dell’istituto della compens
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 17116 depositata il 2…
- IMU: no all’esenzione di abitazione principa
La Corte di Cassazione. sezione tributaria, con l’ordinanza n. 9496 deposi…
- Il consulente tecnico d’ufficio non commette
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 15642 depositata il 1…