CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 10 dicembre 2020, n. 28154
Tributi – Riscossione – Cartella di pagamento – Notifica – Irreperibilità del destinatario – Mancata esecuzione delle opportune ricerche da parte del messo notificatore – Nullità della notifica
Rilevato che
La contribuente ha impugnato una intimazione di pagamento – che l’Agente della Riscossione dichiarava avere fatto seguito a una cartella di pagamento precedentemente notificata – relativa a IRES e IVA per gli anni di imposta 2000 e 2001, con cui ha contestato il difetto di notificazione della cartella, nonché (nel merito) la prescrizione del diritto a riscuotere;
che la CTP di Roma ha accolto la domanda del contribuente e la CTR del Lazio, con sentenza in data 24 aprile 2012, ha accolto l’appello dell’Ufficio, osservando che la cartella di pagamento è stata notificata in data 28 giugno 2006 secondo il rito degli irreperibili a termini dell’art. 60, comma 1, lett. e) d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, procedimento sostitutivo di quello previsto dall’art. 143 cod. proc. civ. per il caso del destinatario trasferito in luogo sconosciuto, con conseguente definitività della cartella e inammissibilità dell’impugnazione proposta avverso l’intimazione di pagamento; è stato, inoltre, rilevato dal giudice di appello che parte contribuente non si è costituita nel giudizio di appello, con conseguente applicazione del principio di non contestazione a termini dell’art. 115 cod. proc. civ.;
che propone ricorso per cassazione parte contribuente affidato a cinque motivi, cui resistono con controricorso l’ente impositore e il concessionario della riscossione.
Considerato che
Con il primo motivo, si deduce violazione o falsa applicazione dell’art. 60, comma 1, lett. e) d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, nella parte in cui la sentenza ha ritenuto correttamente notificata la precedente cartella di pagamento in data 28 giugno 2006 secondo il rito degli irreperibili; deduce parte ricorrente come nel caso di specie faccia difetto la irreperibilità (mancanza dell’ufficio della ricorrente), non avendo il messo notificatore rilevato tale circostanza, limitandosi a segnalare la mancata risposta al citofono e l’assenza del portiere, con conseguente insussistenza dell’irreperibilità del contribuente;
che con il secondo motivo si deduce violazione o falsa applicazione dell’art. 60, comma 1, lett. e) d.P.R. n. 600/1973 e dell’art. 140 cod. proc. civ., non essendo stati espletati dal messo notificatore i vari adempimenti richiesti dall’art. 140 cod. proc. civ. e, comunque, non risultando l’invio della raccomandata richiesto da tale ultima norma, alla quale la disposizione speciale di cui all’art. 60 d.P.R. cit. farebbe rinvio; menziona il ricorrente la sentenza della Corte costituzionale 14 gennaio 2010, n. 3, nella parte in cui ha previsto, ai fini del perfezionamento della notificazione il ricevimento della raccomandata informativa;
che con il terzo motivo si deduce omessa, insufficiente o contraddittoria motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio in relazione all’art. 360, comma 1, n. 5, cod. proc. civ., nella parte in cui la sentenza impugnata ha ritenuto di fare applicazione del rito degli irreperibili, non avendo dato atto dell’invio della raccomandata al destinatario;
che con il quarto motivo si deduce violazione o falsa applicazione dell’art. 16 d. Igs. 31 dicembre 1992, n. 546, rilevandosi come la mancata costituzione in appello della contribuente sarebbe dipesa dalla mancata conoscenza dell’impugnazione, avendo il messo addetto alla notifica consegnato copia dell’atto all’addetto di studio nel domicilio eletto, senza alcun riferimento alla contribuente;
che con il quinto motivo si deduce violazione o falsa applicazione dell’art. 53 d. Igs. 31 dicembre 1992, n. 546, in relazione alla circostanza secondo cui all’atto di appello dell’Agenzia non è stata allegata alcuna relata di notificazione nei confronti del concessionario della riscossione;
che va preliminarmente rigettata l’eccezione di inammissibilità del primo motivo di ricorso articolata da entrambi i controricorrenti, secondo cui l’accertamento compiuto dal giudice di appello sarebbe un giudizio di fatto incensurabile iin cassazione, posto che oggetto del primo motivo di ricorso è la questione interpretativa dei presupposti normativi in base ai quali ricorrere al procedimento di notificazione nelle forme degli irreperibili, la quale si traduce in una falsa applicazione della norma di legge al caso di specie;
che la disposizione di cui all’art. 60, comma 1, lett. e) d.P.R. n. 600/73 recita: «quando nel comune nel quale deve eseguirsi la notificazione non vi è abitazione, ufficio o azienda del contribuente, l’avviso del deposito prescritto dall’art. 140 del codice di procedura civile si affigge nell’albo del comune e la notificazione ai fini della decorrenza del termine per ricorrere, si ha per eseguita nell’ottavo giorno successivo a quello di affissione»;
che il procedimento di notificazione degli avvisi e degli atti tributari impositivi, nel sistema delineato dall’art. 60, comma 1, lett. e) d.P.R. cit., si rende applicabile qualora il messo notificatore non reperisca il contribuente all’indirizzo perché risulta trasferito in luogo sconosciuto, accertamento, questo, cui il messo deve pervenire dopo aver effettuato ricerche nel Comune dov’è situato il domicilio fiscale del contribuente, per verificare che il suddetto trasferimento non si sia risolto in un mero mutamento di indirizzo nell’ambito dello stesso Comune (Cass., Sez. V, 18 marzo 2015, n. 5374; Cass., Sez. V, 3 luglio 2013, n. 16696; Cass., Sez. V, 27 giugno 2011, n. 14030);
che, peraltro, la notificazione degli atti impositivi nei confronti degli irreperibili richiede, sotto pena di nullità, che il messo notificatore o l’ufficiale giudiziario, ben prima di dare ingresso al procedimento di notificazione secondo le modalità previste dall’art. 60, comma 1, lett. e), del d.P.R. n. 600 del 1973, in luogo di quella ex art. 140 c.p.c., devono svolgere le opportune ricerche volte a verificare che ricorra in fatto l’irreperibilità assoluta del contribuente, ossia che quest’ultimo non abbia più né l’abitazione né l’ufficio o l’azienda nel Comune nel quale aveva il domicilio fiscale, non essendo sufficienti al riguardo neanche le attività di ricerca svolte dall’ufficiale giudiziario presso il portiere dello stabile nel Comune di residenza del contribuente (Cass., Sez. VI, 8 marzo 2019, n. 6765; Cass., Sez. VI, 7 febbraio 2018, n. 2877; Cass., Sez. VI, 13 novembre 2014, n. 24260);
che, come risulta dalla relata di notificazione ritrascritta nel motivo di ricorso per specificità, il messo notificatore ha attestato «in (…) soc.tà int.ta sco.ta al citofono e cassette postali. Portiere assente», senza ulteriori attività svolte nelle immediatezze della notificazione;
che, pertanto, nel caso di specie, pur ricorrendo un principio di irreperibilità assoluta, nel momento in cui risulti sconosciuta («sco.ta») all’indirizzo del luogo di notificazione la destinataria della stessa («al citofono e cassette postali»), non risulta in alcun modo che il messo notificatore abbia svolto le opportune ricerche volte ad accertare l’irreperibilità assoluta del destinatario, senza (peraltro) neanche procedere agli accertamenti in loco presso il portiere o altra persona fisica ivi rinvenuta;
che la notificazione della cartella di pagamento si rivela illegittima per mancata esecuzione delle opportune ricerche, non sussistendo i presupposti di fatto per applicare il rito degli irreperibili al caso di specie non essendovi i presupposti normativi per ritenere che si verta nell’ipotesi dell’irreperibilità assoluta, con conseguente accoglimento del primo motivo di ricorso;
che l’esame degli ulteriori motivi di ricorso deve ritenersi assorbito;
che il ricorso va, pertanto, accolto in relazione al primo motivo, sentenza impugnata con rinvio della causa al giudice a quo, in diversa composizione, anche per la liquidazione delle spese del giudizio di legittimità;
P.Q.M.
Accoglie il primo motivo di ricorso, dichiara assorbiti gli ulteriori motivi, cassa la sentenza impugnata e rinvia la causa alla CTR del Lazio, in diversa composizione, anche per la liquidazione delle spese del giudizio di legittimità.
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