CONSIGLIO NAZIONALE CDL – Comunicato 14 luglio 2020
Calderone: accogliere istanze di anticipazione salariale
Il rigetto massivo da parte dell’Inps delle istanze di anticipazione del 40% dei trattamenti di integrazione salariale si traduce in una “scelta immotivata e ingiustificata” che rallenta ulteriormente il processo di sostegno al reddito, creando forti tensioni sociali tra aziende e lavoratori e ulteriori criticità ai Consulenti del Lavoro. È l’allarme lanciato dalla Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, nella lettera inviata questa mattina al Direttore Generale dell’INPS Gabriella Di Michele. “La motivazione, non ufficializzata, – si legge – sembrerebbe essere la mancanza di qualche giorno nella richiesta degli ammortizzatori sociali rispetto alle 9 settimane della prima domanda di integrazione salariale”. Necessario, quindi, che l’Istituto intervenga con “un immediato intervento mirato alla revisione di questa scelta amministrativa, con conseguente accoglimento in autotutela delle istanze già presentate ed erogazione immediata dell’anticipazione maturata”, precisa la Presidente con l’obiettivo di dare risposta ai tanti lavoratori ancora in attesa e di non vanificare l’attività svolta dai Consulenti del Lavoro. Il difficile quadro legato alla gestione degli ammortizzatori sociali emergenziali è stato illustrato in una seconda lettera inviata oggi dalla Presidente al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e al Presidente INPS, Pasquale Tridico chiedendo, in vista della annunciata riforma degli ammortizzatori, di riattivare il circuito virtuoso delle politiche attive e del riaccompagnamento al lavoro.
Allegato 1
Lettera al Direttore Generale dell’INPS
Gentile Direttore, apprendiamo con grande sorpresa della decisione dell’Istituto di rigettare massivamente le istanze di anticipazione del 40% dei trattamenti di integrazione salariale.
La motivazione, non ufficializzata, sembrerebbe essere la mancanza di qualche giorno nella richiesta degli ammortizzatori sociali rispetto alle 9 settimane della prima domanda di integrazione salariale.
Ove così dev’essere essere saremmo davanti ad una topica giuridica clamorosa, che sta creando forti tensioni sociali tra aziende, lavoratori e Consulenti del Lavoro.
L’anticipazione del 40% ha come suo scopo quello di dotare i lavoratori sospesi delle risorse economiche necessarie a gestire le esigenze immediate proprie e dei familiari. Cosa vanificata da questa scelta immotivata e ingiustificata dell’Istituto.
Il modo in cui l’Istituto interpreta e applica la norma rende vana l’attività svolta dai Consulenti del Lavoro che, con grande senso di responsabilità sociale, hanno invitato i loro assistiti a presentare le istanze di anticipazione nonostante le palesi criticità esistenti. Su tutte quella già segnalata anche al Ministero del Lavoro, oltre che a codesto Istituto, con una richiesta di chiarimento inerente la piena responsabilità del datore di lavoro nella fase di recupero delle eccedenze erogate al lavoratore da parte dell’Inps.
Chiarimento mai arrivato e che lascia un profondo vulnus in una norma, invece, assolutamente condivisibile per l’equità sociale che la contraddistingue.
I nostri sforzi vengono mortificati da una scelta amministrativa dell’Istituto che, rigettando le istanze di anticipazione impedisce ai lavoratori stessi di percepire l’acconto di quanto maturato. Nel manifestarLe il profondo disappunto della categoria che presiedo e che porteremo in tutte le sedi opportune, sono a invitarLa ad un immediato intervento mirato alla revisione di questa scelta amministrativa, con conseguente accoglimento in autotutela delle istanze già presentate ed erogazione immediata dell’anticipazione maturata, dando così risposta ai tanti lavoratori in attesa.
Allegato 2
Lettera al Ministro del Lavoro e al Presidente INPS
Caro Ministro, Caro Presidente dell’INPS, scrivo questa lettera per trasmetterVi il grido di dolore di una Categoria, quella dei Consulenti del Lavoro che rappresento, per quanto negli ultimi mesi sta accadendo sul fronte della gestione degli ammortizzatori sociali emergenziali.
Dal mese di marzo ognuno dei 26.000 iscritti all’Ordine ha avuto ogni attimo delle sue giornate, anche quelle festive, scandite dalla lettura e dall’interpretazione, spesso contrastata e contrastante, dei molteplici provvedimenti che hanno disegnato il sistema degli aiuti ad aziende e lavoratori.
Ometto di fare la lista di ogni singolo atto, decreto, circolare o prassi su cui siamo stati chiamati a spendere le nostre capacità interpretative e applicative.
Se da un lato vi può essere l’orgoglio per aver dimostrato che la categoria, ancora una volta, si è confermata come l’interlocutore tecnico di riferimento di 1,5 milioni di aziende e di 8 milioni di lavoratori, dall’altro vi è tutto lo scoramento di chi ha compreso sin da subito l’entità degli errori che si stavano commettendo e ha cercato, senza riuscirvi, di mettere tutti in guardia dal pericolo che si delineava.
Quale? Quello di rimanere imbrigliati, così come poi si è verificato, in mille adempimenti inutili, in procedimenti burocratici farraginosi, nell’eterno discarico di responsabilità tra i tanti centri decisionali che hanno un minimo di competenze nell’ambito della gestione degli strumenti di sostegno al reddito.
Da tecnici quali siamo e vogliamo continuare ad essere, ci siamo tenuti lontano dalle dotte disquisizioni teoriche e accademiche e così intendiamo continuare a fare.
Il motivo è ben semplice: abbiamo proposto l’unico intervento di buon senso che, a nostro avviso, avrebbe consentito al sistema di reggere l’urto di milioni di domande di integrazione salariale, dando un taglio agli adempimenti e raggiungendo l’obiettivo della celerità dei pagamenti dei sussidi ai lavoratori.
Mi riferisco all’Ammortizzatore Unico che, in luogo dei venticinque modi diversi in cui abbiamo fatto le richieste di accesso alle prime 9 settimane di interventi, avrebbe potuto accorciare sensibilmente i processi, dare respiro ad aziende e lavoratori, evitare che i Consulenti del Lavoro dovessero restare rinchiusi sette giorni su sette nei loro studi professionali.
Ad oggi invece ci sono ancora migliaia di lavoratori, come i dipendenti delle imprese artigiane o delle multi localizzate, che attendono ancora di percepire i loro assegni.
Ciò che è avvenuto al sito dell’INPS quando i disservizi informatici e gli attacchi hacker dichiarati hanno reso impossibile per giorni l’inoltro delle domande, credo fosse ampiamente prevedibile. Nel caso così non fosse stato per chi ha disegnato il complesso sistema di norme, sarebbe bastato intervistare al proposito l’ultimo degli iscritti in ordine cronologico a uno dei nostri albi provinciali.
Anche il più giovane dei miei colleghi, avrebbe potuto raccontare le enormi difficoltà che abbiamo dovuto affrontare, giorno per giorno, ora per ora.
Per tutti ha parlato e scritto il Consiglio Nazionale, restando spesso inascoltato. Di questo, sento il dovere di scusarmi prima di tutto con i miei colleghi e poi con le aziende e i lavoratori che tanta fiducia ancora ripongono in noi.
Questa mia lettera, come dicevo all’inizio, non vuole e non deve essere un j’accuse fine a se stesso. Come dicevo, è un grido di dolore oltre che la manifestazione di tutto il nostro dispiacere e disappunto.
Il dispiacere risiede nelle opportunità mancate, nel non aver potuto riscontrare dei sensibili miglioramenti nei processi gestionali, nonostante gli sforzi fatti.
Anche l’inversione di rotta con la conseguente decisione di accorpare in un’unica gestione tutti i sistemi di cassa integrazione in deroga precedentemente gestiti dalle regioni, non sta producendo gli effetti auspicati e che noi avevamo sostenuto.
Il coordinamento tra la “vecchia” (D.L. 18/2020) e la “nuova” normativa (D.L. 34/2020 e D.L. 52/2020) ha prodotto numerosi rigetti di istanze di proroga, per effetto del mancato completamento dei precedenti periodi. A questo proposito, potremmo produrvi centinaia, se non migliaia, di casi di reiezione dei provvedimenti perché mancherebbero pochi giorni (talvolta uno solo) nella prima domanda. I colleghi testimoniano il respingimento di alcune domande perché l’ultimo giorno cadeva di domenica e non è stato indicato nella domanda. Come se le norme in materia di ammortizzatori sociali prevedessero la corresponsione dell’integrazione nel settimo giorno della settimana!
Il quadro è reso ancora più grave dal fatto che questa situazione, per la quale abbiamo già scritto anche al Direttore Generale dell’INPS, indica che la maggior parte delle istanze di anticipazione del trattamento di cassa integrazione che sono state ad oggi presentate, vengono respinte con motivazioni simili.
Quindi un provvedimento come quello dell’anticipazione, ideato con la lodevole e sostenibilissima intenzione di offrire un aiuto concreto alle tante famiglie in difficoltà, rischia di franare rovinosamente e di restare imbrigliato nei mille tentacoli della burocrazia, oltre che nei lacci e lacciuoli delle regole di bilancio.
Un provvedimento che avrebbe consentito di dimenticare almeno in parte i tanti disservizi e i problemi che sono sorti in sede di applicazione dei protocolli per le anticipazioni bancarie, oggi si rivela inefficace.
La categoria che rappresento non vuole tutto ciò e, soprattutto, non può accettarlo: per noi rappresenta un ulteriore adempimento che abbiamo assunto per senso del dovere e spirito di servizio nei confronti del nostro Paese.
Per questo non possiamo tacere e non lo faremo fino a quando non otterremo le più ampie rassicurazioni che è stata individuata la soluzione tecnica per risolvere tutte le problematiche sin qui accumulate. Non abbiamo preclusioni nel valutare le soluzioni concrete che vorrete trovare e non mettiamo veti a prescindere, se non uno: non accetteremo di rifare le istanze che, a nostro avviso, sono già tecnicamente corrette!
In conclusione e senza vena polemica alcuna, ci permettiamo di suggerire che il tavolo tecnico sulla riforma degli ammortizzatori sociali che prende l’avvio in questi giorni, inizi i suoi lavori dall’esame della situazione reale che qui ho cercato brevemente di rappresentarVi, da tutti i provvedimenti ancora in attesa delle norme di attuazione, dalle risorse ancora da spendere perché in attesa dei necessari pareri contabili.
Verrà poi anche il momento per pensare al futuro, al momento in cui ancor prima di revisionare gli ammortizzatori sociali, si potrà riattivare il circuito virtuoso delle politiche attive e del riaccompagnamento al lavoro dei milioni di lavoratori che oggi non aspettano altro.
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