Legittimo il provvedimento che sospende senza retribuzione il dipendente che rifiuta di prendere parte alla formazione negli orari indicati dal datore
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l'ordinanza n. 12790 depositata il 10 maggio 2024, intervenendo in tema di sicurezza sul lavoro sull'obbligo di partecipazione ai corsi formativi del lavoratore, ha stabilito il principio secondo cui "... il legislatore del 2008, nello stabilire che l'attività di formazione deve avvenire “durante l'orario di lavoro”, chiarisce contestualmente che essa non può comportare oneri a carico del lavoratore; il che rappresenta un implicito riconoscimento della possibilità datoriale di richiedere che la formazione avvenga in orario corrispondente a prestazioni di lavoro esigibili oltre l'orario normale, fermo restando, sotto il profilo della relativa remunerazione, l'applicazione delle prescritte maggiorazioni; ..." La vicenda ha riguardato un dipendente di una società, la quale aveva organizzato i corsi di formazione sulla sicurezza dei luoghi di lavoro fuori dal normale orario di lavoro, ed a [...]
Possibile la confisca anche se il reato di corruzione è prescritto
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 19539 depositata il 16 maggio 2024, intervenendo in tema di corruzione ed assoggettamento all'ablazione diretta del profitto del reato, ha ribadito, secondo il diritto vivente, "... non si possa disporre, atteso il suo carattere afflittivo e sanzionatorio, la confisca per equivalente delle cose che ne costituiscono il prezzo o il profitto, mentre si possa disporre, a norma dell'art. 240, secondo comma, n.1 cod. pen., la confisca del prezzo e, ai sensi dell'art. 322-ter cod. pen., la confisca diretta del prezzo o del profitto del reato a condizione che vi sia stata una precedente pronuncia di condanna e che l'accertamento relativo alla sussistenza del reato, alla penale responsabilità dell'imputato e alla qualificazione del bene da confiscare come prezzo o profitto sia rimasto inalterato nel merito nei successivi [...]
Caparra penitenziale soggetto ad imposta di registro del 3% solo al momento del suo eventuale esercizio e dello scioglimento del vincolo contrattuale, riconducibile alla clausola contrattuale
La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con la sentenza n. 12398 depositata il 7 maggio 2024, intervenendo in tema di quale disciplina tributaria va applicata alla caparra penitenziale, ha stabilito, dopo un'analisi della funzione della caparra penitenziale, il principio di diritto secondo cui "... ai fini dell’imposta di registro, la caparra penitenziale, che è un negozio accessorio, da cui deriva l’attribuzione del diritto di recesso a fronte della previsione di un corrispettivo per il suo esercizio, ricade nell’ambito applicativo dell’art. 28 del d.P.R. 131 del 1986, in quanto l’esercizio del diritto di recesso ha gli stessi effetti della risoluzione, sicché all’ammontare previsto quale corrispettivo del recesso si applica l’aliquota del 3% di cui all’art. 9 della parte prima della tariffa del d.P.R. n. 131 del 1986, ma solo al momento del suo eventuale esercizio e dello scioglimento [...]
ISA 2024: regime premiale (compensazioni fino a 70.000 euro senza visto di conformità) per i contribuenti che abbiano raggiunto i livelli di affidabilità
Con il provvedimento n. 205127 del 22 aprile 2024 dell'Agenzia delle Entrate "Individuazione dei livelli di affidabilità fiscale relativi al periodo di imposta in corso al 31 dicembre 2023, cui sono riconosciuti i benefici premiali previsti dal comma 11 dell’articolo 9-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96" si è normato il regime premiale riconosciuto ai contribuenti per aver raggiunto un determinato livello di affidabilità fiscale per il 2023. Il sopraindicato provvedimento modifica alcuni aspetti, rispetto agli anni precedenti, incrementando i punteggi, come statuito dal decreto legge n. 1 del 2024, per poter beneficiare dell’esonero dal visto di conformità per la compensazione di crediti relativi a IVA, imposte dirette e IRAP nonché per il rimborso del credito IVA. Il provvedimento ai punti 2.1 e 2.3 prevede che il contribuente che [...]
Legittima la sanzione disciplinare del dirigente pubblico che non sovraintende, nell’esercizio del proprio potere direttivo, al corretto svolgimento dell’attività del personale assegnato alla struttura, e tale controllo non può non implicare il controllo del processo lavorativo e l’operato del personale a esso addetto
La Corte di Cassazione. sezione lavoro, con l'ordinanza n. 8642 depositata il 2 aprile 2024, intervenendo in tema di sanzioni disciplinari nei confronti dei dirigenti pubblici, ha confermato la legittimità della sanzione disciplinare per mancato controllo precisando che "... il dovere di «sovrintendere, nell’esercizio del proprio potere direttivo, al corretto svolgimento dell’attività del personale, anche di livello dirigenziale, assegnato alla struttura, nonché al rispetto delle norme del codice di comportamento e disciplinare» (art. 5 c.c.n.l. cit.) non può non implicare quello di controllare il processo lavorativo e l’operato del personale a esso addetto, guidandone, con direttive di carattere generale, le attività, tra cui quelle di data entry riguardanti, appunto, gli accertamenti di infrazioni rilevate con le apparecchiature autovelox (qui oggetto dell’inserimento con codice errato nel sistema “Prosa”); il che comporta, come rettamente rilevato dal giudice [...]
Valido l’accordo collettivo aziendale che limita il risarcimento del danno per la illegittimità dei licenziamenti sia individuali che collettivi
La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l'ordinanza n. 10213 depositata il 16 aprile 2024, intervenendo in tema di licenziamenti illegittimi, ha stabilito che "... Di tale accordo, dunque, la Corte territoriale dovrà tenere conto, atteso che in esso sono indicate le ragioni della sua stipula e vi è l’espressa previsione delle conseguenze indennitario-risarcitorie per eventuali licenziamenti illegittimi (ferma la reintegrazione, ..." La vicenda ha riguardato una dipendente di un'azienda operante nel settore lattiero-caseario, a cui la datrice di lavoro aveva notificato la risoluzione del contratto di lavoro alla conclusione di una procedura di licenziamento collettivo, giustificata dall’asserita soppressione del reparto cui era addetta. La lavoratrice impugnava il provvedimento di espulsione citando in giudizio la datrice di lavoro. Il Tribunale adito, in veste di giudice del lavoro, all’esito della fase a cognizione sommaria il Tribunale [...]
Non è configurabile l’aggravante del reato di bancarotta patrimoniale o di quella impropria se dal fatto di rilevante gravità non sia derivato un danno di rilevante gravità
La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 17140 depositata il 24 aprile 2024, intervenendo in tema di bancarotta patrimoniale e circostanze aggravanti, ha ribadito i principi secondo cui "... il tema dei criteri cui il giudice deve ispirarsi nella valutazione della circostanza aggravante del danno di rilevante gravità, si veda Sez. 5, n. 48203 del 10/07/2017, Meluzio, Rv. 271274, in motivazione, dove si è precisato come la circostanza aggravante in parola «possa essere integrata anche in presenza di un danno derivante dal fatto di bancarotta che, pur essendo, in sé considerato, di rilevante gravità, rappresenti una frazione "non rilevante" del passivo globalmente considerato. La medesima affermazione, tuttavia, non può essere intesa nel senso che la circostanza aggravante sia configurabile in presenza di un fatto di bancarotta pur, in sé, di rilevante gravità [...]
Il giudice non può integrare il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto nei confronti dell’ente (articoli 321, comma 2, Codice di procedura penale e 19 del Dlgs 231/2001) quando esso sia privo di motivazione sul pericolo di dispersione dei beni
Il giudice non può integrare il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto nei confronti dell’ente (articoli 321, comma 2, Codice di procedura penale e 19 del Dlgs 231/2001) quando esso sia privo di motivazione sul pericolo di dispersione dei beni