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News – Blog2025-05-13T08:47:43+02:00

sezione dedicata alle notizie - missione dello studio e del blog

Processo tributario: il potere del giudice tributario di qualificare correttamente il rapporto impositivo non tollera limitazioni

In tema di potere del giudice tributario il comma 3 dell'articolo 2 del codice di procedura tributario (D. Lgs. n. 546 del 1992) statuisce che " Il giudice tributario risolve in via incidentale ogni questione da cui dipende la decisione delle controversie rientranti nella propria giurisdizione, fatta eccezione per le questioni in materia di querela di falso e sullo stato o la capacità delle persone, diversa dalla capacità di stare in giudizio." Sul punto Il Supremo consesso (sez. tributaria ordinanza n. 21090 del 2024) ha chiarito che "... in linea generale il potere-dovere in capo al giudice (ex multis, v. Cass. n.5253 del 26.2.2021) di dare una qualificazione giuridica ai fatti e ai rapporti dedotti in lite nonché all’azione esercitata in causa, ricercando, a tal fine, le norme giuridiche applicabili alla vicenda descritta in giudizio e [...]

Il mutamento della giurisprudenza in malam partem comporta l’esclusione della colpevolezza

La Corte di Cassazione, sezione penale, con la sentenza n. 28594 depositata il 16 luglio 2024, intervenendo in tema di esclusione della colpevolezza a seguito di mutamenti peggiorativi della giurisprudenza, ha ribadito il principio secondo cui "... il contrasto giurisprudenziale di tipo sincronico - due o più interpretazioni difformi della medesima norma coesistono nel medesimo intervallo temporale - incida sul principio di determinatezza e di prevedibilità delle decisioni, impedendo ai consociati di calcolare le conseguenze giuridico-penali della propria condotta, mentre il c.d. contrasto di tipo diacronico - cioè l'esistenza di linea interpretativa "affermata" in un determinato lasso temporale che, tuttavia, viene smentita da una decisione successiva e che origina una "svolta" giurisprudenziale in senso sfavorevole all'imputato - incida sul principio di prevedibilità ed evoca in senso lato il tema della irretroattività della "norma" penale sfavorevole - [...]

Il diritto alla fruizione dei buono pasto non ha natura retributiva ma costituisce una erogazione di carattere assistenziale ed è legato al diritto alla pausa

La Corte di Cassazione, sezione lavoro, con l'ordinanza n. 21440 depositata il 31 luglio 2024, intervenendo in tema di buono pasto e relativa pausa, ha ribadito il principio di diritto secondo cui "... il diritto alla fruizione dei buono pasto non ha natura retributiva ma costituisce una erogazione di carattere assistenziale, collegata al rapporto di lavoro da un nesso meramente occasionale, avente il fine di conciliare le esigenze di servizio con le esigenze quotidiane del lavoratore (Cass. 28.11.2019 n. 31137 e giurisprudenza ivi citata); proprio per la suindicata natura il diritto al buono pasto è strettamente collegato alle disposizioni della contratta zione collettiva che lo prevedono ( da ultimo, Cass. 21 ottobre 2020 n. 22985) ..." La vicenda ha riguardato una dipendente, turnista, di un ospedale, la quale citava in giudizio l'Azienda ospedaliere, quale sua [...]

Indetraibilità dell’IVA sui contratti di appalti riqualificati come come intermediazione di manodopera illegittima

La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con l'ordinanza n. 20613 depositata il 24 luglio 2024, intervenendo in tema di detraibilità dell'IVA, ha ribadito il principio secondo cui "... pur dopo la riforma di cui al d.lgs. n. 276 del 2003, il contratto di somministrazione di manodopera irregolare, schermato da quello di appalto di servizi, incorre in nullità, che conforma anche la sorte del contratto tra lavoratore e somministratore. A nulla rileva neppure l’eventuale fatto che lo stesso lavoratore, mediante ricorso giudiziale ex art. 414 cod. proc. civ., abbia agito per la costituzione del rapporto di lavoro alle dipendenze dell'utilizzatore effettivo della prestazione, sul quale soltanto gravano gli obblighi in materia di trattamento economico e normativo, nonché fiscale, scaturenti dal detto rapporto. Ne deriva che la fatturazione delle prestazioni rese da parte del somministratore non legittima [...]

I compensi spettanti ai membri del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo sono stabiliti all’atto della nomina o dall’assemblea e la violazione dell’art. 2389 cod. civ., sul piano civilistico, da luogo a nullità, e quindi la loro indeducibilità, degli atti di autodeterminazione dei compensi da parte degli amministratori per violazione di norma imperativa

I compensi spettanti ai membri del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo sono stabiliti all’atto della nomina o dall’assemblea e la violazione dell'art. 2389 cod. civ., sul piano civilistico, da luogo a nullità, e quindi la loro indeducibilità, degli atti di autodeterminazione dei compensi da parte degli amministratori per violazione di norma imperativa

E’ possibile, se la convezione non lo esclude espressamente, il credito per le imposte pagate all’estero

La Corte di Cassazione, sezione tributaria, con la sentenza n. 10204 depositata il 16 aprile 2024, intervenendo in tema di esclusione della doppia imposizione e della convenzione Italia USA, ha statuito il principio secondo cui qualora "... la Convenzione prevede che il credito di imposta non spetti ove «l’elemento di reddito sia assoggettato in Italia ad imposizione mediante ritenuta a titolo di imposta su richiesta del beneficiario», affermando che la causa di esclusione della deduzione opera solo ove l’imposizione, mediante ritenuta a titolo di imposta o mediante l’analoga imposta sostitutiva, avvenga su richiesta del beneficiario, ha evidenziato che nel caso di specie la richiesta del beneficiario non è possibile, ai sensi del precitato quadro normativo ..." La vicenda ha riguardato una contribuente che aveva dichiarato redditi di fonte estera al rigo RM12 (relativo ai redditi [...]

Il datore deve ottemperare all’ordine di reintegrazione riammettendo il dipendete nella stessa sede di lavoro nella quale questi operava all’atto dell’illegittimo licenziamento. Unica eccezione a tale regola è costituita dalla impossibilità di riammettere il lavoratore reintegrato nella precedente sede per la dimostrata insussistenza di posti comportanti l’espletamento delle ultime mansioni nonché di mansioni equivalenti a queste ultime

Il datore deve ottemperare all’ordine di reintegrazione riammettendo il dipendete nella stessa sede di lavoro nella quale questi operava all'atto dell'illegittimo licenziamento. Unica eccezione a tale regola è costituita dalla impossibilità di riammettere il lavoratore reintegrato nella precedente sede per la dimostrata insussistenza di posti comportanti l'espletamento delle ultime mansioni nonché di mansioni equivalenti a queste ultime

Raggiunto l’accordo per il patteggiamento spetterà al giudice verificare non solo l’adeguatezza delle sanzioni pecuniarie e interdittive, ma anche la corrispondenza della confisca concordata al profitto dell’illecito effettivamente conseguito, al netto delle eventuali restituzioni in favore del danneggiato, come previsto dall’art. 19, comma 1, d.lgs. n. 231 del 2001. Qualora il giudice ritenga non corretto l’accordo in ordine alla confisca, dovrà rigettare in toto la richiesta di patteggiamento

Raggiunto l'accordo per il patteggiamento spetterà al giudice verificare non solo l'adeguatezza delle sanzioni pecuniarie e interdittive, ma anche la corrispondenza della confisca concordata al profitto dell'illecito effettivamente conseguito, al netto delle eventuali restituzioni in favore del danneggiato, come previsto dall'art. 19, comma 1, d.lgs. n. 231 del 2001. Qualora il giudice ritenga non corretto l'accordo in ordine alla confisca, dovrà rigettare in toto la richiesta di patteggiamento

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