CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 10 maggio 2022, n. 14846 Contratti di lavoro a termine – Invalidità dei termini apposti – Sussistenza del rapporto a tempo indeterminato – Accertamento – Cessazione della materia del contendere Fatti di causa 1. La Corte d’Appello di Roma ha rigettato l’appello proposto da G.T. avverso la sentenza del Tribunale […]
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 10 maggio 2022, n. 14846 – L’intervenire tra di esse di accordo conciliativo consentono la declaratoria di cessazione della materia del contendere
il 16 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 11 maggio 2022, n. 14991 – La domanda di rateizzazione del debito contributivo proposta dal debitore, benché corredata dalla formula di salvezza dei diritti connessi all’esito di accertamenti giudiziali in corso, unitamente ai pagamenti normativamente previsti trimestrali, configura infatti un riconoscimento di debito, come tale interruttivo della prescrizione
il 16 Maggio, 2022in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, CONTRIBUTI PREV, DIRITTO PROCESSUALE
La domanda di rateizzazione del debito contributivo proposta dal debitore, benché corredata dalla formula di salvezza dei diritti connessi all’esito di accertamenti giudiziali in corso, unitamente ai pagamenti normativamente previsti trimestrali, configura infatti un riconoscimento di debito, come tale interruttivo della prescrizione
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 10 maggio 2022, n. 14806 – Licenziamento collettivo, qualora vi sia sussistenza di un unico complesso aziendale la verifica degli esuberi è estesa a tutti i lavoratori dell’unico complesso aziendale costituito dalle predette imprese
il 16 Maggio, 2022in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, licenziamenti
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 10 maggio 2022, n. 14806 Settore aeronautico – Licenziamento collettivo – Illegittimità – Sussistenza di un unico complesso aziendale – Verifica degli esuberi – Estensione della platea dei lavoratori licenziandi – Indennità risarcitoria – Criteri di calcolo Rilevato che 1. il Tribunale di Tempio Pausania, accertata la sussistenza di un […]
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 05 maggio 2022, n. 14244 – Inversione del criterio della soccombenza – Condanna alle spese
il 16 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 05 maggio 2022, n. 14244 Lavoro domestico – Differenze retributive – Accertamento delle poste di dare e avere – Inversione del criterio della soccombenza – Condanna alle spese Rilevato che, con sentenza del 5 settembre 2019, la Corte d’Appello di Roma in parziale riforma della decisione resa dal Tribunale di […]
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 11 maggio 2022, n. 14961 – Qualora il contratto collettivo non abbia un predeterminato termine di efficacia, non può vincolare per sempre tutte le parti contraenti, perché finirebbe in tal caso per vanificarsi la causa e la funzione sociale della contrattazione collettiva, la cui disciplina, da sempre modellata su termini temporali non eccessivamente dilatati, deve parametrarsi su una realtà socio economica in continua evoluzione, sicché a tale contrattazione vi. estesa la regola, di generale applicazione nei negozi privati, secondo cui il recesso unilaterale rappresenta una causa estintiva ordinaria di qualsiasi rapporto di durata a tempo indeterminato, che risponde all’esigenza di evitare – nel rispetto dei criteri di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto – la perpetuità del vincolo obbligatorio. Ne consegue che, in caso di disdetta del contratto, i diritti dei lavoratori, derivanti dalla pregressa disciplina più favorevole, sono intangibili solo in quanto siano già entrati nel patrimonio del lavoratore quale corrispettivo di una prestazione già resa o di una fase del rapporto già esaurita, e non anche quando vengano in rilievo delle mere aspettative sorte alla stregua della precedente più favorevole regolamentazione
il 13 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, CCNL ed INTEGRATIVI, lavoro
Qualora il contratto collettivo non abbia un predeterminato termine di efficacia, non può vincolare per sempre tutte le parti contraenti, perché finirebbe in tal caso per vanificarsi la causa e la funzione sociale della contrattazione collettiva, la cui disciplina, da sempre modellata su termini temporali non eccessivamente dilatati, deve parametrarsi su una realtà socio economica in continua evoluzione, sicché a tale contrattazione vi. estesa la regola, di generale applicazione nei negozi privati, secondo cui il recesso unilaterale rappresenta una causa estintiva ordinaria di qualsiasi rapporto di durata a tempo indeterminato, che risponde all’esigenza di evitare – nel rispetto dei criteri di buona fede e correttezza nell’esecuzione del contratto – la perpetuità del vincolo obbligatorio. Ne consegue che, in caso di disdetta del contratto, i diritti dei lavoratori, derivanti dalla pregressa disciplina più favorevole, sono intangibili solo in quanto siano già entrati nel patrimonio del lavoratore quale corrispettivo di una prestazione già resa o di una fase del rapporto già esaurita, e non anche quando vengano in rilievo delle mere aspettative sorte alla stregua della precedente più favorevole regolamentazione
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 09 maggio 2022, n. 14550 – L’interpretazione del contratto, ossia la -ricostruzione della volontà delle parti, e vale a dire di ciò che esse hanno voluto, attività che si risolve in un giudizio di fatto riservato al giudice di merito e non censurabile in Cassazione, diversamente la qualificazione di tale volontà delle parti, ossia la sua riconduzione ad un tipo legale o la qualificazione in termini di contratto atipico, che invece è giudizio censurabile in sede di legittimità
il 13 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE
L’interpretazione del contratto, ossia la -ricostruzione della volontà delle parti, e vale a dire di ciò che esse hanno voluto, attività che si risolve in un giudizio di fatto riservato al giudice di merito e non censurabile in Cassazione, diversamente la qualificazione di tale volontà delle parti, ossia la sua riconduzione ad un tipo legale o la qualificazione in termini di contratto atipico, che invece è giudizio censurabile in sede di legittimità
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 11 maggio 2022, n. 15008 – Il giudicato “fa stato ad ogni effetto tra le parti, i loro eredi o aventi causa” (ai sensi dell’articolo 2909 cod.civ.) entro i limiti oggettivi, che sono segnati dagli elementi costitutivi, come tali rilevanti per l’identificazione, dell’azione giudiziaria sulla quale il giudicato si forma
il 13 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE
Il giudicato “fa stato ad ogni effetto tra le parti, i loro eredi o aventi causa” (ai sensi dell’articolo 2909 cod.civ.) entro i limiti oggettivi, che sono segnati dagli elementi costitutivi, come tali rilevanti per l’identificazione, dell’azione giudiziaria sulla quale il giudicato si forma
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 10 maggio 2022, n. 14764 – Ai fini della individuazione degli scaglioni applicabili in ragione dei valore della causa per la liquidazione delle spese di giudizio, nelle controversie relative a prestazioni previdenziali, il valore della causa deve essere determinato alla stregua del criterio dettato dal secondo comma dell’art. 13 cod, proc. civ. per le cause relative a rendite temporanee o vitalizie (e cioè cumulando fino ad un massimo di dieci le annualità domandate), alle quali, ove venga in contestazione l’accertamento del diritto alla corresponsione nella misura richiesta, è assimilabile la prestazione assicurativa
il 13 Maggio, 2022in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
Ai fini della individuazione degli scaglioni applicabili in ragione dei valore della causa per la liquidazione delle spese di giudizio, nelle controversie relative a prestazioni previdenziali, il valore della causa deve essere determinato alla stregua del criterio dettato dal secondo comma dell’art. 13 cod, proc. civ. per le cause relative a rendite temporanee o vitalizie (e cioè cumulando fino ad un massimo di dieci le annualità domandate), alle quali, ove venga in contestazione l’accertamento del diritto alla corresponsione nella misura richiesta, è assimilabile la prestazione assicurativa
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