«se il trasferimento non può, come tale, costituire ragione giustificativa del licenziamento, a norma dell’art. 2112, comma 4 cod.civ., non può tuttavia impedire il licenziamento per giustificato motivo oggettivo, sempre che esso abbia fondamento nella struttura aziendale»
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 09 ottobre 2018, n. 24835 – Il trasferimento non può, come tale, costituire ragione giustificativa del licenziamento, a norma dell’art. 2112, comma 4 cod.civ., non può tuttavia impedire il licenziamento per giustificato motivo oggettivo
il 29 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, licenziamenti
Corte di Cassazione sentenza n. 26836 depositata il 23 ottobre 2018 – I benefici contributivi previsti dall’art. 8, comma 4, della legge n. 223 del 1991 non spettano quando tra l’impresa che ha collocato i lavoratori in mobilità e quella che li assume siano configurabili gli elementi oggettivi della cessione d’azienda
il 27 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: ASSUNZIONI AGEVOLATE, cassazione sez. lavoro
I benefici contributivi previsti dall’art. 8, comma 4, della legge n. 223 del 1991 non spettano quando tra l’impresa che ha collocato i lavoratori in mobilità e quella che li assume siano configurabili gli elementi oggettivi della cessione d’azienda
Leggi tuttoCorte di Cassazione sentenza n. 26820 depositata il 23 ottobre 2018 – In materia previdenziale, a differenza che in quella civile, il regime della prescrizione già maturata è sottratto alla disponibilità delle parti
il 27 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, CONTRIBUTI PREV
nella materia previdenziale, a differenza che in quella civile, il regime della prescrizione già maturata è sottratto alla disponibilità delle parti – ai sensi della L. n. 335 del 1995, art. 3, comma 9, – anche per le contribuzioni relative a periodi precedenti la entrata in vigore della stessa legge (medesimo art. 3, comma 10) e con riferimento a qualsiasi forma di previdenza obbligatoria. Ne consegue che, una volta esaurito il termine, la prescrizione ha efficacia estintiva (non già preclusiva) – poiché l’ente previdenziale creditore non può rinunziarvi-, opera di diritto ed è rilevabile d’ufficio. Pertanto, una volta devoluta in grado d’appello la questione relativa alla persistenza dell’obbligo contributivo relativo all’anno 1997, non essendo il medesimo obbligo stato estinto per pagamento, non può ritenersi violato il principio devolutivo nell’ipotesi in cui il giudice d’appello ne accerti l’avvenuta prescrizione
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 24 ottobre 2018, n. 26996 – Il danno non patrimoniale derivante dalla lesione di diritti inviolabili della persona, come tali costituzionalmente garantiti, è risarcibile anche quando non sussiste un fatto – reato
il 27 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, sicurezza sul lavoro
il danno non patrimoniale da lesione della salute costituisce una categoria ampia ed omnicomprensiva, nella cui liquidazione il giudice deve tenere conto di tutti i pregiudizi concretamente patiti dalla vittima, ma senza duplicare il risarcimento attraverso l’attribuzione di nomi diversi a pregiudizi identici. Ne consegue che è inammissibile, perché costituisce una duplicazione risarcitoria, la congiunta attribuzione alla vittima di lesioni personali, ove derivanti da reato, del risarcimento sia per il danno biologico, sia per il danno morale, inteso quale sofferenza soggettiva, il quale costituisce necessariamente una componente del primo -posto che qualsiasi lesione della salute implica necessariamente una sofferenza fisica o psichica, come pure la liquidazione del danno biologico separatamente da quello c.d. estetico, da quello alla vita di relazione e da quello cosiddetto esistenziale. Tuttavia, non è ammissibile nel nostro ordinamento l’autonoma categoria di “danno esistenziale”, inteso quale pregiudizio alle attività non remunerative della persona, atteso che: ove in essa si ricomprendano i pregiudizi scaturenti dalla lesione di interessi della persona di rango costituzionale, ovvero derivanti da fatti-reato, essi sono già risarcibili ai sensi dell’art. 2059 cod. civ., interpretato in modo conforme a Costituzione, con la conseguenza che la liquidazione di una ulteriore posta di danno comporterebbe una duplicazione risarcitoria; ove nel “danno esistenziale” si intendesse includere pregiudizi non lesivi di diritti inviolabili della persona, tale categoria sarebbe del tutto illegittima, posto che simili pregiudizi sono irrisarcibili, in virtù del divieto di cui all’art. 2059 cod. civ..
Leggi tuttoCorte di Cassazione ordinanza n. 26842 depositata il 23 ottobre 2018 – Per i crediti derivanti da omesso versamento dei contributi previdenziali e\o assistenziali, costituiscono prove idonee ai fini della emissione del decreto ingiuntivo anche le attestazioni del direttore della sede provinciale dell’ente creditore
il 27 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, CONTRIBUTI PREV
per i crediti derivanti da omesso versamento dei contributi previdenziali e\o assistenziali, costituiscono prove idonee ai fini della emissione del decreto ingiuntivo ai sensi dell’art. 635, comma secondo cod. proc. civ., anche le attestazioni del direttore della sede provinciale dell’ente creditore, che possono fornire utili elementi di valutazione anche nell’eventuale, successivo giudizio di opposizione pur non essendo forniti di completa efficacia probatoria, posto che la sentenza impugnata ha ritenuto che le difese della società non fossero riuscite a scalfire il complesso delle specifiche allegazioni contenute negli attestati elaborati dall’Inps
Leggi tuttoCorte di Cassazione ordinanza n. 26835 depositata del 23 ottobre 2018 – Clausola risolutiva espressa del contratto di agenzia – Nei giudizi soggetti al rito del lavoro, la circostanza che l’appellante principale abbia ricevuto la notifica dell’appello incidentale meno di dieci giorni prima di quello fissato per la discussione, in violazione del termine di cui all’art. 436 cod. proc. civ., non rende inammissibile l’appello incidentale
il 27 Ottobre, 2018in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
Nei giudizi soggetti al rito del lavoro, la circostanza che l’appellante principale abbia ricevuto la notifica dell’appello incidentale meno di dieci giorni prima di quello fissato per la discussione, in violazione del termine di cui all’art. 436 cod. proc. civ., non rende inammissibile l’appello incidentale, se la comparsa di risposta sia stata comunque tempestivamente depositata, e la richiesta di notifica all’ufficiale giudiziario sia avvenuta prima dello spirare del termine suddetto. In tale ipotesi, tuttavia, poiché l’appellante principale ha comunque diritto a godere per intero del termine di dieci giorni per preparare la propria difesa, dinanzi all’eccezione di tardività della notifica dell’appello incidentale, è onere di chi l’abbia proposto chiedere al giudice la fissazione di un nuovo termine per rinnovarla, restando altrimenti inammissibile l’impugnazione incidentale ove manchi detta istanza
Leggi tuttoCORTE SI CASSAZIONE – Sentenza 22 ottobre 2018, n. 26666 – Quando una parte agisce per l’adempimento di un proprio credito ed il convenuto dimostra di avere pagato delle somme idonee ad estinguere il debito, spetta all’attore, il quale sostenga che quel pagamento doveva essere imputato ad altro credito già scaduto, dare la prova dell’esistenza dell’altro credito
il 25 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, lavoro
quando una parte agisce per l’adempimento di un proprio credito ed il convenuto dimostra di avere pagato delle somme idonee ad estinguere il debito, spetta all’attore, il quale sostenga che quel pagamento doveva essere imputato ad altro credito già scaduto, dare la prova dell’esistenza dell’altro credito e delle condizioni necessarie per la dedotta diversa imputazione”, (Cass. n. 17102 del 2006; Cass. n. 11703 del 2002; Cass. n. 1571 del 2000; Cass. n. 14071 del 1999)
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 22 ottobre 2018, n. 26672 – Vanno applicate le tariffe vigenti al momento della liquidazione delle spese processuali (d.m. 20 luglio 2012), ancorché il relativo giudizio fosse iniziato nel vigore delle tariffe precedenti
il 25 Ottobre, 2018in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
In tema di spese processuali, agli effetti dell’art. 41 del d.m. 20 luglio 2012, n. 140, il quale ha dato attuazione all’art. 9, secondo comma, del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito in legge 24 marzo 2012, n. 27, i nuovi parametri, cui devono essere commisurati i compensi dei professionisti in luogo delle abrogate tariffe professionali, sono da applicare ogni qual volta la liquidazione giudiziale intervenga in un momento successivo alla data di entrata in vigore del predetto decreto e si riferisca al compenso spettante ad un professionista che, a quella data, non abbia ancora completato la propria prestazione professionale, ancorché tale prestazione abbia avuto inizio e si sia in parte svolta quando ancora erano in vigore le tariffe abrogate, evocando l’accezione omnicomprensiva di “compenso” la nozione di un corrispettivo unitario per l’opera complessivamente prestata”
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