CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 20 ottobre 2021, n. 29209 Previdenza – Assicurazioni sociali – Contributi unificati in agricoltura – Esenzione contributiva di cui all’art. 8 della legge n. 991 del 1952 – Abrogazione implicita – Mantenimento in vigore in forza del d.lgs. n. 179 del 2009 Rilevato che la Corte d’appello di Bologna, ha […]
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 20 ottobre 2021, n. 29209 – Esenzione contributiva di cui all’art. 8 della legge n. 991 del 1952 – Abrogazione implicita – Mantenimento in vigore in forza del d.lgs. n. 179 del 2009
il 23 Ottobre, 2021in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 21 ottobre 2021, n. 29367 – In tema di contributo collegato alla messa in mobilità del personale, il datore di lavoro che invochi la riduzione dell’onere economico su di sé gravante, in applicazione dell’art. 5, comma 5, della l. n. 223 del 1991, è tenuto a dimostrare la ricorrenza di tutte le condizioni richieste dalla legge per averne diritto, inclusa l’assenza di collegamenti tra l’impresa che colloca in mobilità i dipendenti e quella che li assume
il 22 Ottobre, 2021in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: ASSUNZIONI AGEVOLATE, cassazione sez. lavoro
In tema di contributo collegato alla messa in mobilità del personale, il datore di lavoro che invochi la riduzione dell’onere economico su di sé gravante, in applicazione dell’art. 5, comma 5, della l. n. 223 del 1991, è tenuto a dimostrare la ricorrenza di tutte le condizioni richieste dalla legge per averne diritto, inclusa l’assenza di collegamenti tra l’impresa che colloca in mobilità i dipendenti e quella che li assume
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 20 ottobre 2021, n. 29202 – La regola per cui il limite invalicabile all’incremento dell’anzianità contributiva per esposizione all’amianto è costituito dalla contribuzione posseduta in misura inferiore al tetto massimo dell’anzianità contributiva prevista dal regime previdenziale di appartenenza risulta temperata dal giudicato esterno per effetto del quale l’incremento contributivo, per esposizione ad amianto, è entrato ormai a far parte della provvista contributiva della quale, agli effetti della misura legale prefissata per legge, deve tener conto il giudice adito per la riliquidazione del più favorevole trattamento pensionistico
il 22 Ottobre, 2021in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, PENSIONI
La regola per cui il limite invalicabile all’incremento dell’anzianità contributiva per esposizione all’amianto è costituito dalla contribuzione posseduta in misura inferiore al tetto massimo dell’anzianità contributiva prevista dal regime previdenziale di appartenenza risulta temperata dal giudicato esterno per effetto del quale l’incremento contributivo, per esposizione ad amianto, è entrato ormai a far parte della provvista contributiva della quale, agli effetti della misura legale prefissata per legge, deve tener conto il giudice adito per la riliquidazione del più favorevole trattamento pensionistico
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 07 settembre 2021, n. 24074 – Divieto di intermediazione e di interposizione – Contratto di somministrazione a termine – Requisiti di forma – Limite quantitativo fissato dalla contrattazione collettiva
il 22 Ottobre, 2021in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 07 settembre 2021, n. 24074 Lavoro – Divieto di intermediazione e di interposizione – Contratto di somministrazione a termine – Requisiti di forma – Limite quantitativo fissato dalla contrattazione collettiva – Omessa indicazione Rilevato che 1. La Corte di appello di Messina ha confermato la sentenza del Tribunale della stessa […]
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2021, n. 28919 – Quando la sentenza assoggettata ad impugnazione sia fondata su diverse “rationes decidendi”, ciascuna idonea a giustificarne autonomamente la statuizione, la circostanza che tale impugnazione non sia rivolta contro una di esse determina l’inammissibilità del gravame per l’esistenza del giudicato sulla “ratio decidendi” non censurata, piuttosto che per carenza di interesse
il 21 Ottobre, 2021in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE
Quando la sentenza assoggettata ad impugnazione sia fondata su diverse “rationes decidendi”, ciascuna idonea a giustificarne autonomamente la statuizione, la circostanza che tale impugnazione non sia rivolta contro una di esse determina l’inammissibilità del gravame per l’esistenza del giudicato sulla “ratio decidendi” non censurata, piuttosto che per carenza di interesse
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2021, n. 28914 – Estinzione del ricorso per atto di rinuncia al ricorso ai sensi dell’art. 390 cod. proc. civ., regolarmente notificato all’INPS, con cui dichiara di non avere interesse alla prosecuzione del giudizio, essendo intervenuta sulla materia una pronuncia della Corte Costituzionale la quale ha dichiarato costituzionalmente illegittima – per eccesso di delega – l’inclusione dell’art. 8 della l. n.991 del 1952 nell’Allegato, 1 voce 1266 del d.lgs. n. 179 del 2009, norma di cui parte ricorrente domandava l’applicazione.
il 21 Ottobre, 2021in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
Estinzione del ricorso per atto di rinuncia al ricorso ai sensi dell’art. 390 cod. proc. civ., regolarmente notificato all’INPS, con cui dichiara di non avere interesse alla prosecuzione del giudizio, essendo intervenuta sulla materia una pronuncia della Corte Costituzionale la quale ha dichiarato costituzionalmente illegittima – per eccesso di delega – l’inclusione dell’art. 8 della l. n.991 del 1952 nell’Allegato, 1 voce 1266 del d.lgs. n. 179 del 2009, norma di cui parte ricorrente domandava l’applicazione.
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 14 settembre 2021, n. 24699 – Nell’interpretazione di una clausola negoziale, anche di un verbale di conciliazione, , la comune intenzione dei contraenti deve essere ricercata indagando, oltre che il senso letterale delle parole da verificare alla luce del contesto negoziale integrale ai sensi dell’art. 1363 c.c., anche i criteri di interpretazione soggettiva stabiliti dagli artt. 1369 e 1366 c.c., rispettivamente volti a consentire l’accertamento del significato dell’accordo in coerenza con la relativa ragione pratica o causa concreta e ad escludere, mediante un comportamento improntato a lealtà e salvaguardia dell’altrui interesse, interpretazioni in contrasto con gli interessi che le parti abbiano con essa inteso tutelare
il 20 Ottobre, 2021in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE, lavoro
Nell’interpretazione di una clausola negoziale, anche di un verbale di conciliazione, , la comune intenzione dei contraenti deve essere ricercata indagando, oltre che il senso letterale delle parole da verificare alla luce del contesto negoziale integrale ai sensi dell’art. 1363 c.c., anche i criteri di interpretazione soggettiva stabiliti dagli artt. 1369 e 1366 c.c., rispettivamente volti a consentire l’accertamento del significato dell’accordo in coerenza con la relativa ragione pratica o causa concreta e ad escludere, mediante un comportamento improntato a lealtà e salvaguardia dell’altrui interesse, interpretazioni in contrasto con gli interessi che le parti abbiano con essa inteso tutelare
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 13 ottobre 2021, n. 27939 – In materia di licenziamenti disciplinari, nell’ipotesi in cui un comportamento del lavoratore, qualificato dal datore di lavoro come giusta causa di licenziamento, sia configurato dal contratto collettivo come infrazione disciplinare cui consegua una sanzione conservativa, il giudice non possa discostarsi da tale previsione (per la condizione di maggior favore fatta espressamente salva dall’art. 12 l. 604/1966), a meno che non accerti che le parti non avevano inteso escludere, per i casi di maggiore gravità, la possibilità della sanzione espulsiva
il 20 Ottobre, 2021in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, DIRITTO PROCESSUALE, licenziamenti, SANZIONI DISCIPLINARI
In materia di licenziamenti disciplinari, nell’ipotesi in cui un comportamento del lavoratore, qualificato dal datore di lavoro come giusta causa di licenziamento, sia configurato dal contratto collettivo come infrazione disciplinare cui consegua una sanzione conservativa, il giudice non possa discostarsi da tale previsione (per la condizione di maggior favore fatta espressamente salva dall’art. 12 l. 604/1966), a meno che non accerti che le parti non avevano inteso escludere, per i casi di maggiore gravità, la possibilità della sanzione espulsiva
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