In tema di IVA, nel regime del margine qualora l’amministrazione contesti, in base ad elementi oggettivi e specifici, che il cessionario abbia indebitamente fruito di tale regime, spetta a quest’ultimo dimostrare la sua buona fede
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2018, n. 26461 – In tema di IVA, nel regime del margine qualora l’amministrazione contesti, in base ad elementi oggettivi e specifici, che il cessionario abbia indebitamente fruito di tale regime, spetta a quest’ultimo dimostrare la sua buona fede
il 25 Ottobre, 2018in TRIBUTI, TRIBUTI - GIURISPRUDENZAtags: cassazione tributi, IVA, processo tributario
CORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2018, n. 26460 – Il ricorso per cassazione non introduce un terzo grado di giudizio per cui quando una decisione di merito, impugnata in sede di legittimità, si fonda su distinte ed autonome “rationes decidendi” ognuna delle quali sufficiente, da sola, a sorreggerla, perché possa giungersi alla cassazione della stessa è indispensabile, da un lato, che il soccombente censuri tutte le riferite “rationes”, dall’altro che tali censure risultino tutte fondate”
il 25 Ottobre, 2018in TRIBUTI - GIURISPRUDENZAtags: cassazione tributi, processo tributario
Il ricorso per cassazione non introduce un terzo grado di giudizio per cui quando una decisione di merito, impugnata in sede di legittimità, si fonda su distinte ed autonome “rationes decidendi” ognuna delle quali sufficiente, da sola, a sorreggerla, perché possa giungersi alla cassazione della stessa è indispensabile, da un lato, che il soccombente censuri tutte le riferite “rationes”, dall’altro che tali censure risultino tutte fondate”
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2018, n. 26459 – La motivazione omessa o insufficiente sussiste solo se nel ragionamento del giudice di merito, quale risulta dalla sentenza, sia riscontrabile il mancato o deficiente esame di punti decisivi della controversia
il 25 Ottobre, 2018in TRIBUTI - GIURISPRUDENZAtags: cassazione tributi, processo tributario
La motivazione omessa o insufficiente sussiste solo se nel ragionamento del giudice di merito, quale risulta dalla sentenza, sia riscontrabile il mancato o deficiente esame di punti decisivi della controversia e non può invece consistere in un apprezzamento dei fatti e delle prove in senso difforme da quello preteso dalla parte, perché la citata norma non conferisce alla Corte di legittimità il potere di riesaminare e valutare il merito della causa, ma solo quello di controllare, sotto il profilo logico-formale e della correttezza giuridica, l’esame e la valutazione fatta dal giudice del merito al quale soltanto spetta di individuare le fonti del proprio convincimento e, a tale scopo, valutare le prove, controllarne l’attendibilità e la concludenza, e scegliere tra le risultanze probatorie quelle ritenute idonee a dimostrare i fatti in discussione
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Ordinanza 19 ottobre 2018, n. 26453 – La fattura costituisce titolo ai fini del diritto alla detrazione dell’IVA e alla deducibilità dei costi grava sull’Amministrazione dimostrare il difetto delle condizioni per l’insorgenza di tale diritto anche mediante presunzioni semplici e non può limitarsi a una generale ed apodittica non accettazione della documentazione del contribuente
il 25 Ottobre, 2018in TRIBUTI, TRIBUTI - GIURISPRUDENZAtags: accertamento, cassazione tributi, IVA, TUIR
La fattura costituisce titolo ai fini del diritto alla detrazione dell’IVA e alla deducibilità dei costi grava sull’Amministrazione dimostrare il difetto delle condizioni per l’insorgenza di tale diritto anche mediante presunzioni semplici e non può limitarsi a una generale ed apodittica non accettazione della documentazione del contribuente
Leggi tuttoCORTE SI CASSAZIONE – Sentenza 22 ottobre 2018, n. 26666 – Quando una parte agisce per l’adempimento di un proprio credito ed il convenuto dimostra di avere pagato delle somme idonee ad estinguere il debito, spetta all’attore, il quale sostenga che quel pagamento doveva essere imputato ad altro credito già scaduto, dare la prova dell’esistenza dell’altro credito
il 25 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, lavoro
quando una parte agisce per l’adempimento di un proprio credito ed il convenuto dimostra di avere pagato delle somme idonee ad estinguere il debito, spetta all’attore, il quale sostenga che quel pagamento doveva essere imputato ad altro credito già scaduto, dare la prova dell’esistenza dell’altro credito e delle condizioni necessarie per la dedotta diversa imputazione”, (Cass. n. 17102 del 2006; Cass. n. 11703 del 2002; Cass. n. 1571 del 2000; Cass. n. 14071 del 1999)
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 22 ottobre 2018, n. 26672 – Vanno applicate le tariffe vigenti al momento della liquidazione delle spese processuali (d.m. 20 luglio 2012), ancorché il relativo giudizio fosse iniziato nel vigore delle tariffe precedenti
il 25 Ottobre, 2018in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
In tema di spese processuali, agli effetti dell’art. 41 del d.m. 20 luglio 2012, n. 140, il quale ha dato attuazione all’art. 9, secondo comma, del d.l. 24 gennaio 2012, n. 1, convertito in legge 24 marzo 2012, n. 27, i nuovi parametri, cui devono essere commisurati i compensi dei professionisti in luogo delle abrogate tariffe professionali, sono da applicare ogni qual volta la liquidazione giudiziale intervenga in un momento successivo alla data di entrata in vigore del predetto decreto e si riferisca al compenso spettante ad un professionista che, a quella data, non abbia ancora completato la propria prestazione professionale, ancorché tale prestazione abbia avuto inizio e si sia in parte svolta quando ancora erano in vigore le tariffe abrogate, evocando l’accezione omnicomprensiva di “compenso” la nozione di un corrispettivo unitario per l’opera complessivamente prestata”
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 22 ottobre 2018, n. 26667 – La neutralizzazione dei periodi di sospensione del rapporto assicurativo previdenziale obbligatorio, che derivino da alcune obiettive situazioni impeditive ai fini dell’esclusione dei periodi medesimi in sede di verifica dei requisiti contributivi è espressione di un principio generale del sistema previdenziale, diretto ad impedire che il lavoratore perda il diritto alla prestazione previdenziale
il 25 Ottobre, 2018in LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro
ai fini della neutralizzazione del requisito contributivo specifico (il periodo contributivo minimo richiesto nell’ultimo quinquennio) non è necessario che la malattia intervenga nel corso di rapporto. E che, nell’ipotesi in cui il requisito contributivo specifico non sia stato maturato in conseguenza della malattia dell’assicurato, la prestazione d’invalidità deve essere riconosciuta ugualmente sulla base del possesso del requisito assicurativo generico (consistente nel versamento di cinque anni complessivi di contribuzione comunque maturati)
Leggi tuttoCORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 19 ottobre 2018, n. 26498 – Licenziamento per superamento del periodo di comporto ed esclusione delle giornate di assenze del lavoratore dovute ad infortunio sul lavoro o a malattia professionale in cui sussista una responsabilità del datore di lavoro ex art. 2087 c.c.
il 25 Ottobre, 2018in lavoro, LAVORO - GIURISPRUDENZAtags: cassazione sez. lavoro, licenziamenti
la fattispecie di recesso del datore di lavoro in caso di assenze determinate da malattia del lavoratore si inquadri nello schema previsto e sia soggetta alle regole dettate dall’art. 2110 c.c., che prevalgono, per la loro specialità, sia sulla disciplina generale della risoluzione del contratto per sopravvenuta impossibilità parziale della prestazione lavorativa, sia sulla disciplina limitativa dei licenziamenti individuali, con la conseguenza che, in dipendenza di tale specialità e del contenuto derogatorio delle suddette regole, il datore di lavoro, da un lato, non può unilateralmente recedere o, comunque, far cessare il rapporto di lavoro prima del superamento del limite di tollerabilità dell’assenza (cosiddetto periodo di comporto), predeterminato per legge, dalla disciplina collettiva o dagli usi, oppure, in difetto di tali fonti, determinato dal giudice in via equitativa, e, dall’altro, che il superamento di quel limite è condizione sufficiente di legittimità del recesso, nel senso che non è all’uopo necessaria la prova del giustificato motivo oggettivo né della sopravvenuta impossibilità della prestazione lavorativa, né della correlata impossibilità di adibire il lavoratore a mansioni diverse, senza che ne risultino violati disposizioni o principi costituzionali
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